Attivazioni Biologiche

Conflitto Riprogrammante

28 settembre 2019
Perla saggia:
Il medico è come il tetto,
garantisce dalla pioggia,
ma non dal fiume.

Antico proverbio cinese
Per Terapeuti

Il conflitto riprogrammante è, come dice la parola stessa, un conflitto che ci riprogramma, che non necessita di un evento esterno, ma è la stessa persona che, con le sue credenze e il suo modo di percepire la realtà, si auto-crea un conflitto che si auto-alimenta, come se fosse ciclico.
La riprogrammazione è molto frequente e dobbiamo renderci conto di come le nostre credenze si retroalimentano.

Caratteristiche:

Ad esempio, quando si effettua una biodecodificazione ad una persona con polipi intestinali, nella fase vagotonica avviene un sanguinamento. Se non la si avvisa di ciò, può spaventarsi nel vedere il sangue e generare un nuovo shock biologico. La persona potrebbe correre dal medico, il quale le dice che deve essere operata d'urgenza.


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Ciò che avviene nel conflitto riprogrammante, è una specie di divorzio tra la persona e il suo corpo, come se non andassero più d'accordo.
Un conflitto di riprogrammazione, spesso evidente, è quello della silouette: "Ho dieci chili in più..., questi 5 chili mi sono di troppo..., mi infastidiscono queste maniglie dell'amore..., non mi piaccio..., sembro un maiale..."
Ciò crea quello che il Dr. Salomon Sellam chiama "conflitto del glucagone". Questo ormone ha la capacità di inibire l'entrata dello zucchero nelle cellule. Avviene quindi una ipoglicemia, poiché le cellule hanno bisogno di zucchero. E quale sarà la ovvia risposta del corpo? Stimolare la persona a mangiare, il che la farà tornare nel suo loop svalutativo. Ciò che la persona dovrebbe fare è proprio accettare quei chili di troppo.

Esempi:

È un conflitto molto facile da risolvere, in quanto l'unica cosa che manca alla persona è l'informazione. È importante che la persona abbia tutte le informazioni che le servono per evitare altre conflittualità, come i sintomi possibili e quando è possibile che avvengano.

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È importante che la persona prenda coscienza del rapporto tra essa ed il proprio corpo:

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C'è un problema fondamentale ed è dato dal fatto che crediamo che ci siano emozioni buone e cattive. Ci sono solo emozioni, in realtà.
Tutte le emozioni hanno lo stesso livello. Nasciamo con un bagaglio emotivo e quando siamo capaci di guardarci in faccia, occhi negli occhi, vedere quell'aspetto di noi, la nostra ombra, ci integriamo, ci curiamo, siamo uno e siamo in pace.
Le emozioni esistono per servirci, non esistiamo per servire le emozioni. Quando siamo capaci di accettare le nostre emozioni siamo esseri liberi.
Pertanto, se la persona si sveglia irritata, collerica o spaventata, occorre chiederle che cosa c'è dietro queste sensazioni. Dato che le emozioni si manifestano in un preciso organo, occorre chiederle perché l'inconscio ha deciso di manifestarsi proprio in quell'organo e qual'è la necessità biologica specifica che non è stata soddisfatta.
Quando la persona si da conto di ciò e trova l'emozione e il risentito che c'è dietro, allora deve cercare la risorsa per compiere questo cambiamento emotivo. Occorre parlare al proprio organo coinvolto come se parlassimo a noi stessi. È un dialogo molto importante.

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