Le piante medicinali e la NMG, una quintessenza perfetta
Tratto da Material di NMG - Articolo originale
Traduzione e adattamento di Giorgio Beltrammi
La Quinta Legge Biologica della Nuova Medicina Germanica (NMG) afferma che ogni supposta "malattia" forma parte integrante di un Programma Speciale della Natura con Pieno Senso Biologico (SBS) in un contesto evolutivo.
Così da sola, questa legge esprime l'importanza capitale della evoluzione nello sviluppo degli esseri viventi e delle supposte "malattie" che sono nate, nascono e potranno nascere nel trascorrere di suddetto sviluppo. I differenti regni che costituiscono i viventi - minerale, vegetale, animale e umano - sono in costante evoluzione, il che implica una simbiosi tra essi stessi.
I minerali, i vegetali, gli animali e gli umani non sono comparsi per arte magica, nel senso che non "nacquero" su questo pianeta nelle loro forme attuali, ma emersero piano piano da esso in un processo di costante evoluzione.
L'evoluzione dei viventi potrebbe quindi riassumersi in una serie di basi principali - minerale, vegetale, animale e umana - da dove ognuna di esse raccoglie la memoria e nasce dalla precedente, sviluppandosi con una complessità vantaggiosa. È un processo dinamico infinito dove queste basi si sostengono l'un l'altra in un perfetto equilibrio necessario per il mantenimento della vita.
Per fare un esempio molto semplice: il vegetale, nel suo processo di respirazione (fotosíntesi) - processo indispensabile per il mantenimento della sua vita - capta il biossido di carbono (CO2) di cui necessita e, più tardi, emette ossigeno (O2). In quanto agli animali e agli umani, captiamo l'ossigeno di cui necessitiamo e, più tardi, emettiamo biossido di carbono - altro processo di respirazione vitale per il mantenimento della nostra vita. Questo dimostra che la pianta sostenta, nello stesso tempo, tanto l'animale quanto l'umano, e viceversa. Ma quello che è più importante, alla luce dell'esempio precedente e che oltrepassa il fenomeno di semplice interscambio di sostanze gassose, è che da sempre l'umano può far uso delle piante per il mantenimento del proprio equilibrio.
Un po' di storia
L'impiego di piante medicinali da parte dell'uomo si conosce da tempi immemorabili. Sia in Occidente come in Oriente, i principi di utilizzazione, sebbene differiscano in piccoli dettagli, conservano sempre la stessa finalità: recuperare l'equilibrio.
La presente sezione ci permetterà di dare un'occhiata all'influenza occidentale in materia di utilizzazione delle piante medicinali.
Secondo gli scavi archeologici effettuati in cimiteri iracheni, l'evidenza più antica della utilizzazione di piante medicinali risale a circa 60.000 anni fa. Si conferma così l'uso di piante medicinali di base come l'Achillea (Achillea millefolium), l'Altea (Althaea officinalis), il Senecio dorato (Senecio aureus) o la Centaurea (Centaurium erythraea).
Il sistema medico più antico, fino ad ora documentato, è originario dell'Egitto. Il suo testo medico più antico esistente, il papiro Ebers, risalente al secolo XVI a.C., vale a dire 1.500 anni prima dell'apparizione di tutta la documentazione corrispondente della Medicina Cinese. Questo testo cataloga 700 erbe medicinali tra le quali alcune sono impiegate ancora oggi, come l'Aloe (Aloe vera) e la Senna (Cassia senna). Il papiro Ebers fu, senza dubbio, il primo documento mirante a separare la magia dalla medicina. Contiene 877 ricette di erboristeria applicabili a una gran varietà di malattie e sintomi.
Al tempo dei greci, Ippocrate (460-379 a.C.) fu considerato il padre della medicina e insisteva sul fatto che un rimedio doveva essere un alimento e un alimento, un rimedio. Ippocrate era un osservatore paziente e meticoloso, che annotava con cura tutti i dettagli dello sviluppo della malattia, come parte integrante del processo di guarigione. Cercava il momento idoneo nel quale la persona richiedesse un aiuto mediante forme dolci di fisioterapia, massaggio, bagni, erbe medicinali specifiche (non più di 200) e, soprattutto, alimenti sani. A quell'epoca, la grande maggioranza dei medici erano viaggiatori ambulanti e Ippocrate non era una eccezione. In questo modo, una maggior varietà di piante medicinali, provenienti da tutte le parti del mondo conosciuto, si aggiunse alla nomenclatura di base.
A quell'epoca si scoprirono diverse piante tossiche. Per esempio, il gran filosofo greco Socrate, fu costretto da tre suoi "oppositori" a bere una infusione mortale di Cicuta (Cicuta maculata).
Parallelamente alla continuazione della pratica medica privata, i primi ospedali nacquero nell'Impero Romano, come risposta diretta alla necessità della guerra; questi primi stabilimenti compirono bene il loro lavoro, assistendo bene i soldati feriti.
Le due figure mediche più importanti di Roma, i cui contributi instaurarono le norme indiscutibili in botanica e medicina, furono Pedonius Dioscoride (I secolo d.C) e il greco Galeno, che esercitò a Roma (approssimativamente. 131-200 d.C). Il contributo più importante di Dioscoride si concentra nei suoi cinque libri di botanica, racchiusi nel titolo De Materia Medica, fondamento di tutta la Materia Medica dei 1600 anni successivi. L'aspetto più utile del lavoro di Dioscoride è il raggruppamento delle piante in base al loro effetti fisiologici. Nonostante tutto, ai tempi di Dioscoride non esisteva un "consenso medico" (sic) e le sue idee non ottennero l'approvazione unanime in quanto alla natura della malattia.
Dalla sua nascita fino al MedioEvo, la chiesa cristiana impedì tutta la pratica medica preferendo l'atto di fede alla cura. La conseguenza di questa impresa religiosa fu il tentativo di distruzione e soppressione delle antiche conoscenze a proposito di erbe e i medicamenti naturali. Fortunatamente queste poterono essere preservate grazie ai manoscritti trasmessi segretamente attraverso i secoli. I monasteri si trasformarono in centri erboristici e pratiche tradizionali, conservando così un gran numero di piante battezzate come "farmacie" (dal termine latino "officinalis"). Questi stessi monasteri raggiunsero una gran fama per i propri giardini di piante medicinali.
Fu precisamente nel medioevo quando vissero due dei più grandi precursori di quella che sarebbe diventata la utilizzazione delle piante medicinali. Si inizia proprio da qui a scoprire, senza ancora identificarla come tale, la modalità di azione simpaticotonica e vagotonica di ogni pianta e le sue azioni sistemiche.
Hildegarde von Bingen (1098-1179) fondò il suo primo monastero a Rupertsberg (Germania) dopo esserne stata nominata abadessa nel 1136. La sua idea si basava sull'integrare il corpo, il pensiero e lo spirito in una terapia che includesse una dieta equilibrata, erbe e pietre preziose. Hildegarde integrò anche l'uso terapeutico degli organi animali (organoterapia), già in uso nella Medicina Tradizionale Cinese (MTC) e nell'Ayurveda. La sua dieta equilibrata descriveva i pericoli derivanti dai cibi freddi e crudi, così come i rischi di una alimentazione con troppa carne e grassi. La sua opera Il Libro delle sottigliezze delle creature divine (tradotto dal latino) è un classico del genere.
Paracelso (~1493-1541), medico e alchimista di origini svizzere, precisò nella sua famosa Dottrina dei segni che le piante erano state create per il benessere dell'umanità. Secondo lui, ogni pianta è provvista di un importante segno (firma). Per esempio, se le foglie di una pianta hanno la forma di un cuore, questa si rivela utile come rimedio per il cuore, mentre le foglie a forma di fegato, devono essere impiegate per trattare l'itterizia. Medico ambulante, uomo rurale, con tono di voce violento e "senza peli sulla lingua", si sollevava contro la medicina scolastica, sebbene l'avesse insegnata all'università; secondo lui questa non produceva altro che ignoranti, giacché la vera medicina doveva essere acquisita per mezzo di una osservazione rigorosa dell'essere umano nella sua globalità e la sperimentazione sul campo. Criticò severamente, tra le altre cose, i metodi terapeutici di Ippocrate, che egli percepiva come troppo cartesiani, meccanicisti e restrittivi. Si basava sull'idea che, contro ogni malattia, esiste una pianta citando, tuttavia, che ogni sostanza in natura, senza eccezione, è un veleno e che ciò che realmente importa è il dosaggio. Secondo lui, anche l'acqua è un veleno se la si assume in eccesso.
Paracelso diceva: «Quando un corpo va in putrefazione, la sua quintessenza non lo fa, ma rimane fresca e non si consuma. Si separa dal cadavere, va nell'aria, nella terra o nell'acqua, in base al luogo in cui si trova il cadavere. Non esiste corruzione nella quintessenza, è una gran meraviglia», Paracelso aveva già compreso quello che Béchamp, nel secolo XIX con i suoi "microzymi", e Naessens, nel secolo XX con i suoi "somatidi", andavano a confermare scientificamente!
Un ultimo punto da tenere in conto sarebbe la seguente citazione di Paracelso, estratta dal Libro della Lunga vita: «La morte non porta alcuna malattia, allo stesso modo nessuna malattia porta alla morte. E sebbene vadano unite una accanto all'altra, come l'acqua e il fuoco, non esiste nessun punto di accordo tra esse». Già a quell'epoca Paracelso comprese la quintessenza delle malattie.
Durante il Rinascimento, una nuova indipendenza politica rispetto alla chiesa e un interesse rinnovato per i classici, favorirono il fiorire di luoghi di scienza, medici e culturali senza precedenti nella storia dell'umanità; di fatto, la grandissima maggioranza dei grandi erbari furono scritti, compilati e stampati durante questo periodo chiave.
Nel 1652, comparve in inghilterra il Culpeper Herbal (Erbario di Culpeper), di Nicolas Culpeper. La sua opera espone la relazione tra l'astrologia e le erbe e riattualizza la dottrina della signatura di Paracelso. Questa credenza, che proviene da un passato remoto delle tradizioni erboristiche del mondo, mantiene il concetto che ci sia una relazione tra l'aspetto di una pianta e la condizione per la quale è indicata.
A suo tempo, Culpeper era il medico erborista più apprezzato dal popolo e, tuttavia, il più detestato dai suoi colleghi, poiché violò un giuramento del Collegio dei Medici di Londra nel tradurre dal latino alcuni lavori elitari dell'epoca, particolarmente la Pharmacopoeia, che la rinominò A Physical Directory (Un Repertorio Fisico). Grazie a queste conoscenze, egli si trovò nella situazione di offrire al popolo la capacità di automedicarsi.
Carl von Linné (~1707-1778), naturalista svizzero, classificò migliaia di piante in una opera chiamata Systema Naturae. Oggi, varie nomenclature latine che identificano differenti specie di piante medicinali provengono da Linné.
Johann Wolfgang Von Goethe (1749-1832), rinomato scienziato tedesco, pubblicò nel 1790 una opera fondamentale, titolata La Metamorfosi delle piante, derivata dalle sue osservazioni della flora durante un periodo di due anni in Italia. Avviò una osservazione vivida sulla natura e formulò la sua legge delle piante basata su una metamorfosi infinita. Secondo lui, il processo vivo era una continuazione ritmica di contrazioni e di espansioni a spirale, ad immagine dell'universo. Un processo evolutivo senza principio e senza fine che permette di comprendere la "pianta primordiale" che guida l'evoluzione di tutte le piante.
All'inizio del secolo XIX, la pratica medica "ufficiale" si trovava in uno stato molto deteriore. La mancanza di conoscenze mediche e di igiene, in accoppiamento all'adesione della allopatia a teorie senza fondamenti scientifici e a rimedi tossici, provocarono la condizione per la quale la visita dal medico si trasformasse in una esperienza terribile e pericolosa. L'abuso di salassi, mercurio, arsenico, oppio, emetici (che inducono il vomito) e purgativi, debilitavano i pazienti allo stesso modo della loro malattia che pretendevano di trattare (duecento anni più tardi, possiamo constatare che questa situazione è attuale, per una buona fetta dei trattamenti).
Le alternative a questa crudele farsa utilizzavano, in maggior parte, l'erboristeria e le pratiche amerindie dell'America del nord con grandi risultati, senza essere tanto tossiche come le medicine ortodosse frequentemente utilizzate. Questo periodo fu breve.
Nel 1910, l'investigatore Flexner, sovvenzionato dalla Fondazione Carnegie - una società filantropica molto poco trasparente, controllata dalla famiglia Rockefeller che si situava a capo della petrolchimica - pubblicò un rapporto che ebbe l'effetto di una bomba. Questo rapporto descriveva la critica situazione delle scuole di medicina e della pratica medica negli Stati Uniti, andando a formulare raccomandazioni devastanti, i cui effetti si estenderanno alla maggior parte del mondo occidentale, le quali oggi sono vive più che mai. In primis, nonostante il lamentevole stato in cui versava la medicina ufficiale e la sua mancanza di rigore scientifico, il rapporto denigrava ipso facto tutte le medicine alternative, con l'unico e malefico obiettivo di distruggerle, il che si può paragonare alla strategia di guerra detta "terra bruciata".
In secondo luogo, il "rullo compressore" Flexner emise la raccomandazione per la quale unicamente le scuole e le cliniche di medicina allopatica dovevano godere delle sovvenzioni statali con il fine di migliorare la loro immagine. Infine il rapporto Flexner fece in modo che solo la medicina allopatica fosse riconosciuta come medicina "scolastica" ufficiale e che il curriculum dei futuri studi medici fossero orientati strettamente verso la biochimica e la fisiologia, e tutto questo con lo stringente scopo di creare una alleanza tra la medicina e la farmacologia crescente, derivata dalla petrolchimica. La Natura non aveva più posto nella medicina.
In questo modo, il principio dell'era moderna creò un solco profondo tra le piante e la chimica. Le nostre conoscenze delle erbe e delle piante medicinali furono invalidate, mentre la chimica scientifica si sviluppava in un contesto di forte industrializzazione. Le piante medicinali, in uso da più di 60.000 anni, smisero di essere viste come entità vive, per essere viste come strutture chimiche isolabili. Nel XIX secolo, con la prima sintesi del principio attivo della corteccia di Salice (Salix alba), l'acido salicilico, l'umano si imbarcò in una avventura che potremmo paragonare alla guida di un veicolo che si dirige senza controllo verso un muro di mattoni.
Nel XX secolo, era possibile modificare la struttura delle molecole per creare sostanze sintetiche completamente innovatrici. Era nata una nuova era che ci avrebbe permesso di godere di soluzioni sintetiche di fronte ai problemi della vita.
Fino al XIX secolo, il 90% di tutte le medicine erano di origine vegetale. Meno di cent'anni dopo l'industria chimica è diventata una mega potenza che ci offre più di 30.000 medicine sintetiche!, tutte prodotte in laboratorio. I danni diretti e i rischi imprevedibili di questi prodotti chimici sulla nostra vita e la nostra salute hanno fatto la loro comparsa, per la prima volta, verso la fine degli anni '60.
Una nuova erboristeria
Si è soliti accusare la Nuova Medicina Germanica (NMG) di non prevedere trattamenti, di avere un processo terapeutico incompleto. Tale rimprovero proviene essenzialmente da una profonda non conoscenza di ciò che è la NMG. A rischio di approfondirsi su ciò che è, è più semplice dire ciò che non è, vale a dire una terapia. Classificarla a livello delle medicine alternative o delle terapie alternative è come dire che la fisica quantistica è una fisica alternativa perché va a discutere i vecchi dogmi materialisti della fisica classica.
Nella sua tesi di post-dottorato, presentata all'Università di Tübingen nel 1981 e aggiornata all'agosto del 2000, il Dr. Hamer dice:
È importante annotare che, con il fine di apportare un aiuto benefico nel momento del processo di guarigione, tutte le medicine che possano attenuare i sintomi dovrebbero essere considerate. Il medico della NUOVA MEDICINA non si oppone all'uso delle medicine, purché comprenda che i processi stabiliti dalla natura agiscono già in maniera ottima.
La prima frase di questa dichiarazione ricalca un problema di fondo al quale si trova di fronte la medicina allopatica, poiché le uniche medicine a disposizione dei medici derivano dalla farmacologia, la quale offre unicamente prodotti chimici di sintesi, che possono causare danni irreparabili ed effetti secondari nefasti, dato che non derivano direttamente dalla Natura; contengono poderosi messaggi che l'organismo umano non riconosce e possono così causare più danno che bene, se non impiegati durante la fase di riparazione, turbando tale processo naturale. Le medicine a base di piante medicinali complete, non sintetizzate, posseggono in se stesse una quintessenza che il corpo riconosce dato che proviene direttamente dalla Natura; contengono messaggi che non vanno a turbare il processo naturale di riparazione, ma più a modularlo e ottimizzarlo. Per ignoranza rispetto a questa farmacia naturale o per difficoltà ad accedere ad essa, il medico che pratica secondo i principi della NMG si trova di fronte ad un dilemma che non gli permette di fornire un appoggio benefico nel momento del processo di guarigione. Sapendo che le sostanze farmacologiche pregiudicano il processo di riparazione, questo stesso medico può solamente dire alla persona che «non faccia nulla» perché non ha, nella maggioranza dei casi, nessun rimedio valido a sua disposizione.
Nella seconda frase della dichiarazione del Dr. Hamer si segnala che il medico che pratica secondo i principi della NMG comprende che i processi stabiliti dalla Natura agiscono già in maniera ottimale. La evoluzione dei viventi è una sequenza infinita di questi stessi processi. Secondo questa legge naturale inalienabile, è impossibile che una pianta medicinale utilizzata intelligentemente e in modo controllato, che rispetti la legge bifasica dei Programmai Speciali della Natura con Pieno Senso Biologico (SBS), pregiudichi i processi naturali stabiliti dalla Natura nel corso dell'SBS. Non c'è dubbio che la erboristeria applicata secondo le 5 Leggi Biologiche della Natura costituisca il mezzo terapeutico con maggior simbiosi rispetto ad esse. Il matrimonio tra NMG e medicina scolastica, nella sua forma attuale, è condannato al disastro. No dimentichiamo che l'emblema della NMG è un CROCUS e non un mucchio di pillole.
Nello spírito di Paracelso:
"I suoi prati e i suoi pasti saranno la sua farmacia."
Tuttavia, anche il metodo terapeutico di vari erboristi può essere condannato al disastro, in quanto la maggior parte di essi si sviluppano secondo una concezione della malattia somigliante a quella della medicina classica: un dolore che si deve eliminare, un microbo che si deve sradicare, una anarchia cellulare che si deve controllare, costi quel che costi. Dopotutto la maggior parte degli erboristi hanno studiato gli stessi libri di anatomia e biologia degli studenti di medicina. Questo spiega in gran parte il perché il metodo terapeutico come quello erboristico possa non funzionare in maniera ottimale o arrivare ad essere un disastro totale.
Qual'è la causa principale di questi disastri?
Da un lato il disconoscimento della legge bifasica dei Programmi Speciali della Natura con Pieno Senso Biologico (SBS);
dall'altro, l'ignoranza rispetto alla quintessenza di azione delle sostanze terapeutiche.
In medicina, si riconoscono circa 500 malattie fredde e 500 malattie calde. Separandole come entità individuali e finali, si dimentica l'evidenza della seconda legge biologica che ci dimostra che, in un SBS completo, una fase fredda - simpaticotonica (malattia fredda) - precede sempre una fase calda - vagotonica (malattia calda). Comprendiamo anche che una malattia fredda descrive la tappa dell'SBS dove lo shock biologico è attivo, vale a dire non risolto, e che una malattia calda corrisponde alla tappa seguente la risoluzione dello shock biologico. Inoltre, ogni malattia fredda o calda può essere cronica, vale a dire "pendente", il che significa che uno o vari "binari" di shock sono ancora presenti. Intendiamo per "binari" tutte le sollecitazioni sensoriali associate allo shock biologico e che sono state inscritte nella memoria al momento stesso dello shock.
Diventa quindi facile comprendere che una pianta medicinale, presuntivamente antitumorale, non apporterà nessun risultato positivo convincente quando sia utilizzata durante la fase fredda di un SBS e che implichi un organo associato al cervello antico, poiché lo shock biologico non è stato risolto! All'inverso, una pianta medicinale utilizzata per trattare un eczema cronico, che implica una fase calda dove ha luogo la riparazione dell'epidermide, potrà funzionare definitivamente solamente se i "binari" dello shock biologico associato sono stati identificati ed eliminati.
Tutte le sostanze naturali o sintetiche posseggono una quintessenza ad azione predominante. Possono essere più simpaticotoniche o più vagotoniche. Così una quintessenza simpaticotonica è antagonista della vagotonia, mentre una quintessenza vagotonica è antagonista della simpaticotonia.
Questo tipo di antagonismo puro si evidenzia solo nelle medicine farmaceutiche che possono letteralmente paralizzare i processi biologici naturali in corso. Con le piante medicinali complete, non parliamo di antagonismo ma più di una modulazione intelligente dei processi biologici naturali in corso e che, per definizione, non si sviluppa a detrimento di questi.
Nel secolo XIX, quando si sintetizzò il principio attivo della corteccia di Salice (Salix alba) - l'acido salicilico - per convertirlo in un antalgico di prim'ordine, furono commessi due errori fondamentali:
- la soppressione del principio modulatore della pianta completa, vale a dire la sua intelligenza evolutiva che il corpo riconosce e sa utilizzare nel momento opportuno.
- la creazione di un antagonismo puro che il corpo non riconosce.
Questo ottenne, come risultato, due effetti secondari pregiudiziali. Il primo, la modificazione della quintessenza della materia; perché isolando l'acido salicilico, che allo stato puro provoca una irritazione delle mucose, è stato separato dagli altri costituenti della pianta che hanno giustamente, come ruolo, quello di evitare una irritazione. Il secondo, la modificazione della quintessenza dell'azione. L'acido salicilico, isolato in questo modo, si convertì in un simpaticotonico puro, antagonista della vagotonia, mentre la pianta intera è un modulatore della vagotonia. Tutta l'intelligenza della pianta si perde quando l'umano crede che la sua è superiore a quella della Natura. E ne paga il prezzo.
La nuova erboristeria consiste nell'impiegare le piante medicinali di modo intelligente, opportuno e mirato, secondo la loro quintessenza d'azione. Le loro applicazioni sono, per tanto, più efficaci poiché funzionano in simbiosi con le leggi biologiche della Natura.