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Suicidio

Alejandro Jodorowsky dice:
<< Un suicidio è preparato per quattro o cinque generazioni. Il suicida è un nemico della sua vita perché ritiene che la vita non sia sua. Qualcuno non gliel'ha data, mettendo la vita di un altro nel suo corpo. La madre, il padre e i nonni hanno fallito. Non è che il suicida voglia eliminare se stesso, ma qualcuno o qualcosa che lo invade. Distruggendo il suo corpo commette un crimine perché, all'ultimo momento, nella verità della sua agonia, si rende conto di aver distrutto il suo vero spirito: ha ucciso un bambino.
Il suicida soffre perché sa che, essendo il calice di una Coscienza divina, nessuno nel suo albero genealogico ha potuto riconoscerlo. È cresciuto tra ciechi... La forma di suicidio mostrerà la natura apparente del conflitto:
  • se si spara alla testa, proclama che suo padre lo ha distrutto con i suoi rigidi concetti;
  • se si impicca, la fune mortale è il cordone ombelicale di sua madre, che lo ha odiato dal momento in cui le è apparso nel grembo e poi, già nato per colpa, lo ha annegato con le sue coccole minuziose;
  • se si getta da un edificio alto e si schianta al suolo, dimostra che non ha potuto sopportare l'odio tra suo padre (edificio-fallo) e sua madre (terra repressa);
  • se ingoia pillole dannose, significa che ha sentito troppe parole di odio e sofferenza dalla bocca di sua madre;
  • se si getta sotto un treno o un veicolo potente, denuncia che i precetti stagnanti dei nonni gli hanno impedito di godersi la vita;
  • se si impicca in un armadio, rivela che è stanco degli impulsi sessuali che lo imbarazzano;
  • se si taglia la gola, o se si spara in bocca, trova il modo di esprimere tutto ciò che ha taciuto durante la sua vita, impedendosi così di maledire chi lo ha maltrattato;
  • se si dà fuoco, si rammarica dell'abbandono di suo padre, che vede come Dio;
  • se annega in mare, esprime il desiderio di tornare nel grembo materno per essere partorito correttamente, con amore e non rifiuto. >>
Tratto da "DICCIONARIO DE ENFERMEDADES EMOCIONALES"

È evidente che la persona che decide di suicidarsi, che ci riesca o no, prende questa decisione perché crede che sia l'unica via d'uscita. Ci sono più persone che falliscono nei loro tentativi di suicidio di quelle che ci riescono.
La persona suicida cerca di catturare l'attenzione di qualcuno in modo che se ne prenda cura. Di solito è il tipo di persona che si sente una vittima e che vuole che gli altri si dispiacciano per lui. Lei stessa si sente molto dispiaciuta per la propria sorte. La parte di sé che si sente vittima è talmente forte da crearle continuamente problemi, e questo dimostra che è davvero una vittima della vita.
D'altra parte, la persona suicida deve passare attraverso un processo di perdono perché prova risentimento e spesso rabbia nei confronti di coloro che, secondo lei, non si sono presi cura di lei durante la sua infanzia. È il tipo che non rispetta i propri limiti, e che vorrebbe avere tutto subito; non ha la pazienza o il coraggio di muoversi gradualmente.

LA MIA ESPERIENZA: Nel 1994 sono stato ad un passo dal suicidio. Sapevo già come fare; avrei usato un barbiturico e il curaro e mi mancavano solo i farmaci e le siringhe da 20ml.
Ero in piena costellazione post-mortale depressiva (la morte di nascosto) e pensavo al mio dopo-morte, cosa avrebbero detto di me, se si sarebbero dispiaciuti e che idea si sarebbero fatti di me. Cercai di fare in modo di ripulire la mia figura di uomo, per lasciare una buona memoria di me.
I miei pensieri erano unicamente orientati a giustificare il gesto e credevo risolutamente che non ci fosse altra soluzione al mio malessere.
Avevo perso l'amore di mia moglie (riproduzione) ed avevo perso la stima sul lavoro (territorio), quindi mancavano le ragioni del continuare a vivere ed esistere. La Natura non fa risparmi e non fa sprechi ed io stavo sprecando la mia vita nel cercare di fermarla. La Natura crea scopi di vita ed io lo stavo perdendo e non si tiene una bocca da sfamare senza finalità. Ero alla resa dei conti.
Poi trovai la soluzione e il proposito di terminarmi si estinse. Giunse una nuova vita nella mia: Edo, mio figlio adottivo.

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Giorgio Beltrammi
Bio-Pedia Humana
424 pagine B/N, 1450 termini circa e centinaia di immagini.

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