La fiducia nel proprio corpo
Data 23 maggio 2019
Sembra che la natura sia in grado
di darci solo malattie piuttosto brevi.
La medicina ha inventato l'arte di prolungarle.
Marcel Proust
Siamo in un mondo dove quasi tutto si fonda sulla sfiducia e sulla "mancanza". Non ci si fida quasi di nulla e si ha costantemente la percezione di mancare in qualcosa o di qualcosa e forse non è casuale tutto questo. Ma non è di complottismo catastrofico il motivo per cui scrivo queste due righe.
La sfiducia generale, la sfiducia nel futuro, nelle idee, nei giovani, racchiude una sfiducia principale, quella verso se' stessi. Molte persone si svegliano ogni giorno con la convinzione di dover dimostrare di essere degni di fiducia da parte degli altri, della società e della vita in generale. Credono di doversi conquistare quotidianamente il diritto ad esserci ed il proprio spazio, temono per il proprio posto in questo universo.
Hanno perso così tanto il proprio senso di valore, che non si fidano più nemmeno del proprio corpo.
Bombardati e devastati da una informazione patogena, indottrinati a dovere sulla fallacità della Natura, hanno perso la fiducia nel proprio organismo. Lo considerano debole, da rinforzare, da proteggere, da impostare, ignorando o avendo dimenticato che se sono nati a questo mondo, lo sono perché gli è stata progettata una vita degna, libera, forte, sana a prescindere. Solo in occasione di speciali stimoli evolutivi si presentano segni speciali, segni che la medicina chiama "malattia".
Sono così convinti e rassegnati alla fallibilità ed alla debolezza del proprio corpo, che tutto ciò che altera il loro comune vivere quotidiano, sia segno di destino avverso, di fatalità maligne.
Eppure ogni persona si adatta alle proprie vicissitudini quotidiane, oggi in un modo, domani in un altro. Cosa fa credere loro che il proprio organismo non faccia lo stesso?
Ho avuto la fortuna e l'onore di parlare con tanta gente delle proprie "malattie" ed ho percepito questo senso di debolezza, di essere "sbagliati", di essere aggrediti dal demone maligno della malattia. L'atteggiamento prevalente è stato principalmente il cercare spasmodicamente di "eliminare", di correggere, di "asportare", di "rinforzare", di "limitare", di "escludere" qualcosa nel proprio corpo o all'esterno di esso. Raramente ho percepito accoglimento, tentativi di comprensione, ho insomma percepito sfiducia nel proprio organismo, sfiducia nella Natura ed è paradossale che molte di queste persone si rivolgano a sistemi naturali di cura. Da un lato non ci si fida di lei, ma si ricorre ai suoi rimedi.
Non sono certo queste mie parole che potranno convincerle del contrario, ma il mio piccolo, piccolissimo contributo lo voglio lasciare:
FIDATEVI DEL VOSTRO CORPO,
NON HA RAGIONI BIOLOGICHE PER ESSERE CONTRO DI VOI
O DI NON FARE CIÒ CHE È SENSATO FARE.
NON SI GIUNGE SU QUESTO MONDO
SENZA AVERE LE POSSIBILITÀ PER RIMANERCI.