Attivazioni Biologiche

La frettolosa solitudine della tiroide

Perla saggia:
L'origine delle malattie è nell'uomo e non fuori di esso;
ma le influenze esterne agiscono sull'intimo e fanno sviluppare le malattie.
Un medico dovrebbe conoscere l'uomo nella sua interezza
e non solo nella sua forma esterna.

Paracelso

Parole chiave: tiroide, endocrinologia, ormoni, ipotiroidismo, tiroidectomia

Oggi abbiamo operato una persona giovane, poco più di venti anni, con un tumore "maligno" della tiroide, per il quale era prevista una tiroidectomia completa e asportazione dei linfonodi del sesto livello (catena linfonodale paratracheale anteriore).
Quello che seguirà è una descrizione dettagliata della mia esperienza e per la prima volta mi sono spinto a intervistare la persona per capire quanto la sua vita e la "malattia" stessa l'abbiano cambiata.
Renderò partecipe il lettore di quanto sia importante ascoltare, immedesimarsi e comprendere quell'unico modello di umano con un preciso nome e cognome.

La persona

La persona che ho avuto innanzi a me era stesa sul tavolo operatorio in attesa di iniziare l'intervento. Di corporatura abbondante, occupava tutto il piano del tavolo e mostrava un sorriso legato alle circostanze, ovvero un sorriso di ansia.
Affetta da ipotiroidismo, dice con una certa stizza di aver preso 20 Kg in un mese e mezzo. Una modificazione di non poco conto, considerando le dimensioni già abbondanti. Nell'applicargli la placca dell'elettrobisturi ho notato delle smagliature rosse a livello addominale.
Nella vita lavora come cuoco ed è rimasta orfana di padre. La madre era stata operata per lo stesso tipo di "patologia" anni prima. Non riporta altre malattie degne di rilievo, è una persona robusta, ma tonica.


Giorgio Beltrammi
Bio-Pedia Humana
424 pagine B/N, 1450 termini circa e centinaia di immagini.

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Quadro clinico

A seguito di alcuni disturbi, viene sottoposta ad analisi ematiche che rivelano alterazioni del metabolismo tiroideo. L'endocrinologo fa eseguire una eco tiroidea che riporta la presenza di un nodulo ipoecogeno (a contenuto verosimilmente liquido) nel lobo tiroideo sinistro.
La persona viene diagnosticata per un ipotiroidismo, per la presenza di sintomi tipici.
La successiva agospirazione del nodulo consente il prelievo di tessuto che, all'esame istopatologico, riporta trattarsi di Carcinoma Papillare TIR 5, secondo la classificazione oggi di riferimento, che riporto qui di seguito.

THE BETHESDA SYSTEM FOR REPORTING THYROID CYTOPATHOLOGY: RECOMMENDED DIAGNOSTIC CATEGORIES
I
  • Non diagnostico o Insoddisfacente
  • Solamente Cisti fluida
  • Campione virtualmente senza cellule
  • Altro
II
  • Benigno
  • Consistente con un nodulo follicolare benigno (compresi noduli adenomatosi, noduli colloidali, ecc.)
  • Consistente con tiroidite linfocitica (Hashimoto) in appropriato contesto clinico
  • Consistente con tiroidite granulomatosa (subacuta)
  • Altro
III
  • Atipia di significato incerto o lesione follicolare di significato incerto
IV
  • Neoplasia Follicolare o sospetto di neoplasia follicolare
  • Specifico in presenza di cellule di Hürthle (oncocitico)
V
  • Sospetto per malignità
  • Sospetto di carcinoma papillare
  • Sospetto di carcinoma midollare
  • Sospetto di carcinoma metastatico
  • Sospetto per linfoma
  • Altro
VI
  • Maligno
  • Carcinoma Papillare della tiroide
  • Carcinoma scarsamente differenziato
  • Carcinoma Midollare della tiroide
  • Carcinoma indifferenziato (anaplastico)
  • Carcinoma a cellule squamose
  • Carcinoma misto
  • Carcinoma Metastatico
  • Linfoma Non-Hodgkin
  • Altro
La persona è attualmente affetta da alcuni sintomi dell'ipotiroidismo, trattati con succedanei farmacologici.

Il mio colloquio e il (probabile) sentito emotivo

Il mio colloquio con questa persona si è svolto in due fasi, la prima quando si trovava sul lettino operatorio e devo dire che è stato un colloquio del tutto fortuito. Mi sono chiesto cosa potesse portare una persona così giovane ad avere una "patologia" di questo genere e mi è nata l'idea di tentare di descrivere la bolla emotiva in cui lei si è trovata e che ha determinato il suo stato.
Ho valutato attentamente le parole da usare, più che altro tese a capire che tipo di vita faceva.
Il secondo colloquio è avvenuto la mattina seguente, accanto al letto d'ospedale.

Considerate le dimensioni della persona e il fatto che la prima cosa che ha detto faceva riferimento al fatto che avesse guadagnato 20 chili in un mese e mezzo, ho pensato ad una sindrome del profugo in atto.
Le ho chiesto del suo lavoro e del tipo di vita giovanile che faceva e mi ha raccontato della sua voglia di divertirsi, di fare, di uscire e di vivere la vita.
È stata una piacevole chiacchierata, mentre ero intento a prepararlo per l'intervento, un modo per allentare la tensione e indurlo all'anestesia nel modo più naturale possibile.
Ricordo di avergli detto che molto probabilmente al risveglio non si sarebbe ricordato della nostra conversazione, a causa dei farmaci anestesiologici. Si è addormentato docilmente, come il propofol è solito fare.

L'intervento si è svolto regolarmente, in tempi brevi e la tiroide era di dimensioni contenute.
Il risveglio, come l'induzione all'anestesia, è avvenuto dolcemente e in pochi minuti ha ripreso padronanza di se, riuscendo a pronunciare diverse parole.
Quando l'ho visto uscire dalla sala, ho deciso che volevo intervistarlo per comprendere la sua vita, per capire qualcosina di più del solo atto chirurgico a cui l'abbiamo sottoposto.

Quest'oggi mi sono recato al lavoro con un certo anticipo, per avere modo di intervistarlo prima che fosse dimesso. L'ho fatto tra le 6.50 e le 7.20, prima che iniziasse la seduta operatoria. Era nel letto già sveglio - negli ospedali si dorme poco - e gli ho chiesto se si ricordava di me e sorridendomi mi ha detto che si ricordava. Gli ho chiesto il permesso di poterlo intervistare, premettendo il fatto che sto facendo degli studi sulle connessioni emotive e le alterazioni fisiche (non ho mai detto la parola "malattia").
Ha accettato e mi sono seduto accanto al suo letto.

Ho chiesto quali erano le ragioni per cui era giunto alla diagnosi e mi ha raccontato che verso la fine dell'estate scorsa avvertiva una specie di demotivazione, si sentiva un po' scarso di energia, con sensazioni di sbandamento, vertigini, oltre al fatto che la dieta dimagrante che stava seguendo non dava alcun risultato.
Verso ottobre, racconta, un episodio di attacco di panico che l'ha costretto a chiamare l'ambulanza. Il tutto si è risolto con i farmaci. Empaticamente ho sentito il desiderio di raccontare il mio unico attacco di panico, per condividere con lui le tremende sensazioni di tali attacchi. Al mio racconto sembrava mostrare un certo grado di "soddisfazione", non saprei come altro chiamare lo sguardo che ho visto.
Poi gli ho chiesto se in quella crisi avesse visualizzato una qualche immagine o suono o qualcosa di "deja vu". Mi ha raccontato che il padre, morto tempo prima, era deceduto per un infarto cardiaco e aveva sentito in quel momento dolore al braccio ed alla spalla sinistra, con oppressione sternale. Ha temuto di fare la stessa fine del padre.

Convinto anche dalla madre ad effettuare dei controlli, scopre che il TSH era a 7000. L'endocrinologo lo rassicura, indicando però la necessità di effettuare una eco tiroidea che mostra un nodulo di 7 mm. alla tiroide. Controlli successivi del TSH mostrano una triplicazione dei valori.
La successiva manovra di agoaspirazione del nodulo porta alla diagnosi istologica, comunicatale ai primi di gennaio: «Ho saputo poi che si trattava di un tumore maligno!»

Gli ho chiesto se alla notizia dell'istologico avesse avuta una qualche sensazione di solitudine o di abbandono e le sue parole sono state: «Più che altro ho avuto un senso di tristezza, di mancanza di felicità!» e aggiunge: «Ero sempre stato una persona gioiosa, con la voglia di fare e divertirmi e ora...»
Si è poi focalizzato sul sintomo che l'ha preoccupato di più, il tremore interno: «Come una specie di convulsione dentro al corpo!»

La conversazione si è conclusa poco dopo, l'ho ringraziato sentitamente di questa sua condivisione e prima di uscire gli ho detto: «Cerca di togliere dalla tua mente la parola "maligno"»

Conclusioni

Naturalmente questo è un caso unico.
Nemmeno raro, unico. Tutti i casi sono unici, come le persone che li rappresentano.
Per questo non può essere preso ad esempio per dire che le cose vanno in un modo preciso per tutti coloro che mostrano situazioni simili.
Ho descritto quanto sopra per enfatizzare ciò che la medicina moderna continua a trascurare, il vissuto della persona.

Ora le questioni sono sostanzialmente due: Io posso solo - e non ne ho nemmeno il diritto - fare delle supposizioni e lo faccio solo per amore delle 5LB e della conoscenza, ma la verità unica di quella persona, la conosce solo lei.

Un evento inserito nel suo lavoro così stressante, nella sua vita golosa e frenetica di giovane, possono aver provocato una attivazione tiroidea per il sentito di fretta, di dover essere rapidi, efficaci, efficienti, di non lasciarsi perdere alcuna occasione.
Forse la paura patita per la morte del padre o per qualche altra ragione, può aver attivato i dotti tiroidei e causato quegli attacchi di panico.
Forse la diagnosi istologica così seria, può aver attivato i tubuli collettori ed aver determinato l'incremento così rapido del peso.
Riguardo all'intervento non so cosa dire. Parto dal considerare le conoscenze della persona, le sue convinzioni, il suo storico e il suo percepito di urgenza di risolvere la situazione, per cui credo che non si possa dire nulla al riguardo.

Quelle sopra sono tutte ipotesi che possono forse spiegare alcune cose di quella persona, ma di certo non mi spiegano la persona stessa e la sua vita. Per queste cose non ci sono spiegazioni, c'è solamente una umana e rispettosa accettazione.

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