Le mie (sensate) Costellazioni
30 03 2023
Ognuno di noi è un filo unico e irripetibile
nell’intricata rete della vita
ed è qui per dare un contributo.
Deepak Chopra
Ero in macchina che mi recavo da mia madre e poco prima, camminando sul molo di Rimini per vedere la vastità del mare, stavo ragionando sulla figura di mia madre e sulla mia storia di uomo che ha sempre avuto problemi di approccio all'altro sesso, proprio perché i rapporti con mamma non si sono mai risolti del tutto.
Per tutta la mia vita ho sempre creduto - che non significa "sapere", come dice il buon Adriano - che non avrei mai accettato un "no" da una donna, che non lo avrei sopportato ed invece di vivere quell'esperienza, ho rinunciato a chiedere; meglio non affrontare il "no" di una donna che vivere l'esperienza e gli insegnamenti che ne avrei ricevuto.
Ma questa "rinuncia a prescindere", che può apparire debolezza e codardia, è a tutti gli effetti una costellazione megalomane verticalizzata sulla corteccia in tonalità depressiva.
«Non dirmi "no"!» è la megalomania, una aspettativa megalomane del "si" garantito;
«Quindi rinuncio ad affrontarti!» è la depressione o meglio, la mia insula - offesa dal forcipe che mi ha aiutato a venire al mondo impostandomi ad aspettarmi un aiuto da fuori ("Qualcuno o qualcosa mi deve tirar fuori dal buco!") - non riesce a garantirmi l'aggressività tipica del maschio.
Su questo asse verticale (sostanza bianca + insula corticale dx), si è aggiunta la mitodepressione (identità e minaccia territoriale) che mi portava a non riconoscere la mia identità di uomo-maschio: "Non sono sicuro della mia mascolinità, ma fantastico di poterla esercitare".
A tutta questa colonna costellatoria si è aggrappata la rabbia, il rancore territoriale (papà, il successo sessuale dei miei amici) che, aumentando la tonalità depressiva, ho esercitato su me stesso, abbattendo le uniche armi di cui disponevo: denti (carie a ripetizione e avulsioni in gran numero) e unghie (me le sono mangiate furiosamente fino all'età di 53 anni).
Causa di tutto questo?
- il forcipe: che ha coinvolta in modo definitivo la mia insula destra con un importante e sempre attivo FH;
- mamma: donna forte, anaffettiva, soverchiante, controllora, diretta e indelicata...castrante.
Quando un bambino non incontra l'affettività materna - e non è un'accusa a mia madre, che ha avuto i suoi catastrofici drammi/danni - può generare in se' svalutazione ("Non merito!", "Non sono importante!", "Non mi vede!"), inadeguatezza ("Non riesco a soddisfare le sue richieste!"), colpa ("L'ho fatta arrabbiare!") e/o rabbia ("Mi trascura!", "Mi tratta male!").
Se l'insula destra è lesionata, la sua funzione di gestire ormonalità, percezione e comportamento maschile è alterata al ribasso. Se svalutazione, inadeguatezza e colpa vanno sulla sostanza bianca cerebrale, la rabbia corticale è vuota (non esplosiva), rivolta verso di se' ("Non posso attaccare, ne' prendere!"), vieppiù esacerbata - nel mio caso - da un padre distante e in lotta continua con la moglie.
Ora so - senza che questo significhi che le cose si sono risolte - il perché della mia mascolinità femminea che si aspetta che sia lei a fare il primo passo.
Ora so - e questo mi da' molta pace e comprensione di me - che tutto ha avuto ed ha senso; che non c'è nulla da aggiustare, che ho finalmente accettato me stesso e che la megalomania mi è rimasta (chi scriverebbe mai cose del genere?).
D'altra parte non esistono genitori perfetti, contesti vitali perfetti, modalità educative perfette, paesi ideali o altro di perfetto o giusto. La genialità della Natura è stata proprio il darci una vita in cui essere unici e meravigliosi.