Ragione e Animalità
L'uomo non è figlio delle circostanze,
ma sono le circostanze le creature dell'uomo.
Epicuro
Due cervi maschi si incontrano ai margini della foresta, dove c'è una radura verde.
Uno è un capobranco, con le sue 3 o 4 femmine che lui protegge all'interno del suo territorio, adeguatamente marcato. È un cervo maturo, grande e con un palco di corna ampio e robusto. Il suo territorio è abbastanza vasto e occorre stare attenti per custodirlo a modo. Lui controlla costantemente il suo regno.
Il secondo maschio è più giovane, ma fiero della sua forza e delle sue corna alte e spavalde. Sente lo spasimo delle femmine pronte per l'accoppiamento, spasimo che diventa supremo in lui, ormai maschio forte e fecondo. Deve sfidare il capo per divenire lui il Re. Lo sente e il giorno è giunto.
Fiuta il territorio dell'altro, ma le sue pulsioni sono troppo forti e viola lo spazio demarcato.
Il Re si presenta arrogante, pronto a difendere il suo territorio, le sue femmine e le stirpi future.
Schermaglie di forza e potenza, avviano un crescendo di adrenalina e cortisolo...inizia lo scontro.
Cornate, muggiti e sbuffi di vapore dalle narici e dalla bocca, rompono un silenzio adagiato come bianca nebbia sulla stessa valle.
Vince chi costringerà l'altro a lasciare il posto e il regno, a costo di rompersi le corna.
I muscoli si tendono per impennare i corpi dei due possenti animali e permettere il successivo colpo.
Il giovane si gioca la sua forza giovane e fresca per colpire con quanta forza sia possibile. Il Re richiama a se la forza della maturità e delle battaglie già vinte, per colpire con decisione e forza e ribadire il suo incontrastato ruolo di maschio alfa.
Un crack doloroso rompe la forza di uno dei due che, vinto dal colpo irresistibile, vede il suo sogno finito.
Il silenzio della foresta torna tra gli alberi e nella nebbia.
Ci sono due uomini, uno è un capoufficio, l'altro un arrembante impiegato pieno di entusiasmo e sicuro di se.
Il capoufficio è divenuto tale per via di intrallazzi politici ed è un uomo che non sa fare nulla. Spadroneggia nella sua ignoranza e si contorna di persone ruffiane e insulse come lui. È debole con i forti e forte con i deboli.
L'arrembante impiegato è un lavoratore ottimo, un leader preparato, giusto e capace. È una persona stimata e rispettata, ma senza intrallazzi politici che lo spalleggino.
Giunge l'occasione di assurgere ad un meritato ruolo di comando, quando il vecchio capoufficio decide di andare in pensione. L'impiegato si sente sicuro della propria designazione a successore, sente già l'incarico sulle proprie spalle. Viene confortato e supportato dai propri colleghi, che sperano in un futuro migliore e più giusto.
Tuttavia, il giorno della nomina ufficiale, risulta vincitore un altro impiegato sconosciuto, senza alcuna preparazione, ma semplicemente ammanicato con lo stesso partito del capoufficio pensionando che, all'insaputa di tutti, lo aveva segnalato e promosso negli alti vertici. Non solo, ma aveva segnalato l'impiegato arrembante come un soggetto poco impegnato, impreparato e odiato dai propri colleghi.
Cosa cambia nei due racconti?
La presenza della psiche, di valori che nel mondo animale non esistono. Questioni come politica, ambizione, frode, potere, raggiro, abuso, arrivismo, delusione, convenienza, non esistono nel mondo puro degli animali, ma in quello degli umani esistono eccome e quando questi valori cozzano con la vita...
Il cervo perdente, privo di territorio e di femmine con cui generare una nuova progenie, morirà, oppure sarà un maschio beta. Lui lo accetta perché non può fare altro. Non c'è protesta o sorpresa o delusione. È il semplice e lineare gioco della vita.
L'arrembante impiegato, spodestato dall'imbelle raccomandato, sa di essere un vincente, ma ha perso e dentro se si avvia un conflitto tra le sue necessità vitali e il risultato delle scelte altrui.
Entra in conflitto biologico tra il suo sentito animale, che gli indica di digerire meglio il boccone rimasto dopo aver perso quello principale e ambito, ed il suo sentito umano e psichico che dice «Non accetto questo fatto; sono pieno di collera e il giudizio sulla mia persona è una ignominia!»
Le sue vie biliari e/o pancreatiche, che seguono le leggi biologiche, potrebbero essere coinvolte in un processo di ulcerazione tissutale, per far passare più bile e/o succhi pancreatici da riversare nel tubo digerente e rimarcare meglio il proprio posto e digerire meglio il boccone indigeribile.
Fintanto che questo conflitto tra l'essere stato privato del ruolo percepito come un diritto e il volere marcare il proprio posto non sarà risolto, le vie biliari e pancreatiche subiranno una alterazione. Dispepsia, feci scure, appiccicose, collera repressa, malessere simpaticotonico (insonnia, agitazione, inappetenza, ecc.) sono alcuni dei sintomi.
Questo conflitto è destinato a non terminare fin quando la mente psichica dell'individuo chiede qualcosa che non può avvenire. La persona dovrebbe chiudere la questione accettando la sconfitta e accordarsi con il programma biologico che comporta un maggior flusso di bile per ribadire il proprio diritto.
Questo articolo ha cercato di far capire che cosa sia il conflitto biologico e come tentare di uscirne. Quando qualcosa di non biologico si intromette nella biologia pura e semplice, è contro la vita, questa avvia programmi sensati che tentano di aiutare la persona a oltrepassare il brutto momento, ovvero oppongono un processo biologico affinché si giunga a soluzione del problema e se questo non è risolvibile dal singolo individuo, questo viene sacrificato per il bene della vita tutta.
Dura lex, sed lex.