Counseling Biologico
15 12 2021
Non c’è esercizio migliore per il cuore
che stendere la mano e aiutare gli altri ad alzarsi.
Henry Ford
Questo articolo nasce a seguito di un sondaggio che ho effettuato nel Gruppo Telegram di Attivazioni Biologiche (presso cui Vi invito ad iscrivervi) e la cui domanda di base era:
«Se poteste descrivere il/la counselor che vorreste, quale sarebbe la dote/caratteristica che vorreste maggiormente?».
Stante il fatto che non esiste una figura autorizzata ufficialmente al counseling e stante che le figure di supporto alla persona sono nell'obbligo morale, etico, empatico di adattarsi al proprio assistito, mi incuriosiva capire che cosa "sentono" le persone rispetto ad una figura che possa esser loro guida e sostegno.
Da diverso tempo mi sono posto in questa mansione di supporto, ascolto e riferimento per chi ne senta il bisogno. Ciò mi pone nella condizione di cercare di capire se le persone "sentono" il mio intento a supportarle.
So che ogni persona ha il proprio soggettivo, personale bisogno di supporto, per cui ho cercato di capirlo attraverso un sondaggio a domanda aperta e risposta libera.
Le frasi che riporto di seguito, offerte da chi ha avuto voglia di esprimersi, sono un piccolo, grande tesoro, per cui ringrazio di aver avuto la loro considerazione.
- Sonia: Empatia e pazienza
- Jenny: Empatia
- Silvia: Tanto tanto tanto INTUITO
- Lucia: Tanta pazienza
- Simona: Anche secondo me intuito
- Gloria: Pazienza e gentilezza
- Alessandra: Accogliente e competente. Accogliente in senso animico
- Jessica: Diretto, umile, empatico, se poi è anche ironico ancora meglio!!!
- Paolo3008: Empatico, competente, sa ascoltare, ha sensibilità e intuito
- Ale: Disponibile all'ascolto
- Francesco B: CONCRETO deve fondamentalmente essere uno strumento che ti metta nella condizione di risolvere il problema. Come una forbice che taglia un nodo. Semplicemente fa quello che serve per arrivare alla soluzione.
Io dopo averne visti, sentiti e provati tanti...la penso cosi - Donatella: Empatia ed intuito
- Vale: che mi stupisse facendomi vedere le cose da un altro punto di vista... forse quindi è sempre intuito e poi serenità, positività... personalmente a me le persone troppo serie, compite o comprese di sé danno subito diffidenza
- Robi Ro: Empatia dolcezza e amorevolezza
- Flavia: Empatia, accoglienza
- LaNico55: competenza in primis, poi empatia ecc.ecc.ecc.
- Alis: Deve trasmettermi fiducia, essere competente e darmi soluzioni pratiche
- Livio G: Sapere quello che fa e dice, deve averlo vissuto in prima persona
- Raffaele M: Empatia e pazienza
- Arianna C: Intuito, empatia, pazienza e semplicità
- Jessy: Ascolto, aiuto ed autenticità
- Angela: Empatia, disponibilità e competenza
- Diego P: Empatia sicuramente ma anche preparazione e assoluta competenza.
- Da: Allora dico anche io la mia: Come già hanno detto, anche io vorrei empatia, disponibilità d'ascolto concretezza nel dare soluzioni e che faccia sentire a proprio agio
- maria: che sia capace di mettersi in gioco e capisca che è spesso tutto un gioco di specchi
- Laura: Il percorso di counseling è un percorso creativo che si realizza quando il counselor si fa mezzo attraverso il quale il cliente riesce a recuperare le sue infinite risorse
- Livia: Disponibile, preparato, capace nell'indagine emotiva, sincero, aperto all'ascolto e al sostegno. Ecco,lo vorrei così.
- Carlo: Alla mano, tranquillizzante, un amico.
- Alessandra: Una persona che ti dia gli strumenti e che ti aiuti ad usarli
- Marta: Empatia e intuito
- Laura: Il counselor ti accompagna e ti testimonia che hai gli strumenti e che sei in grado di usarli
- Emanuela e Danilo: io direi empatia, accompagnata da lungimiranza, concretezza (nella pratica essere operativo) e quel quanto basta di tirare le orecchie nel senso di dare uno sprone costruttivo. Ad esempio a noi tutti capita che per pigrizia non affrontiamo tale situazione, allora se un counselor fornisce un reminder bello deciso e pratico, ecco che le cose possono partire con più slancio. Proprio perchè prima col counselor si è creata fiducia tramite empatia.
- Daniela P: Soluzioni/ atti pratici/ vie di uscita
- Francesca: Alla mano, farti sentire a tuo agio, simpatico al punto giusto
- Silvia: Doti apprezzate in un terapeuta: Empatia, in primis....poi intuito e capacità di comunicare in leggerezza
- Anna A: Capacità di ascolto e attenzione alla parola e alle parole che le persone in consulenza portano. Sana leggerezza e abilità trasformativa.
- Germana: Sensibilità intuito competenza ascolto soluzioni pratiche
- maria: che non abbia troppo bisogno di aiutare gli altri ma lo faccia anche per una propria crescita personale, con più leggerezza possibile
- Gloria: Assolutamente priva di giudizio, nel senso di NON giudicare.
- Alessia B: Per me una persona amorevole, che si pone alla pari, empatico e intuitivo.
- Paolo B: Pazienza, intuito
- Giuseppe G: La conoscenza, la chiarezza, la comunicazione.
- Federica: Empatia, disponibilità all'ascolto e accoglienza
- Michela: Saperne tanto/esperienza/competenza, empatia, concretezza, che sappia essere chiaro e che riesca a dare spunti di riflessione e idee pratiche su cui lavorare.
- Sashi: Ascolto, chiarezza, capacità di mettersi nei panni degli altri
- Daniela R: Sicuramente empatico rassicurante e che aiuti a cercare soluzioni alternative fattibili, non necessariamente quelle più drastiche (molti consigliano divorzi, dimissioni dal lavoro ecc forse anche in situazioni in cui non sono l'unica via d'uscita effettiva, magari con un lavoro un po'più lungo si possono trovare appunto soluzioni alternative, lavorando sulle proprie percezioni/sentiti/conflitti programmanti ecc) grazie
- Nietta: Buon ascoltatore poi chiarezza nel dire le cose anche se spiacevoli!
- Wizzy: Chiarezza e pazienza
- Antonio S: Ci vuole una sensibilità ed un empatia elevatissima, saper ascoltare con amore e dare soluzioni dirette accompagnando le persone a vedere le proprie problematiche facendole diventare sempre più consapevoli e aiutandole a trovare il giusto equilibrio
- LaSmitti: Deve trasmettere fiducia ed arrivare dritto al punto
- Giovanna: Sostenuta in un momento di difficoltà, aiutata a trovare le mie risorse e la mia responsabilità, attraverso ascolto empatico, silenzio attivo, non giudizio, lavorando nel qui e ora.
- franca: Empatia il saper ascoltare e umiltà
- Alessandra P: Intuito
- Silvia: Preparazione, competenza, empatia, capacità di mostrare con non giudizio sono per me imprescindibili.
- francesca g: Il counselor ideale è empatico in primis, competente, chiaro e diretto, amorevole e non giudicante.
- Chiara: Secondo me un bravo counselor deve parlare con non giudizio, da essere umano a essere umano, mettendosi su un piano d’aiuto ma senza “imboccare troppo” quindi permettendo alle persone di compiere quel percorso di consapevolezza personale che comunque devono fare in autonomia: l’essere troppo d’aiuto a volte non aiuta; essere molto competente ma non dare nulla per certo riconoscendo quindi che nonostante si sia esperti sull’argomento rimane il fatto che nulla è assoluto relazionandolo al vissuto delle persone e quindi rimangono le numerose variabili di quello specifico essere umano che si ha davanti..sdrammatizzare e sorridere..essere terra terra e non troppo aulici...
- anna: Direi che un consulente debba essere prima di tutto un essere umano che abbia raggiunto una certa pace interiore, quindi una persona che prima di tutto abbia compreso il senso della sua esistenza, per quello che si può in chiave umana!
- Mary969: Un Counsellor attraversato l’empatia e l’ascolto profondo accompagna la persona al contatto pieno con se' stessa. Si crea un contatto tra i due e il counselor attraverso ciò che emerge, con accoglienza e competenza, aiuta la persona alla scoperta delle proprie risorse interiori affinché la persona riconoscendole le possa vedere, sentire e fare il giro di boa per apportare in se' e nel bisogno emergente di quel momento, il cambiamento
Numericamente parlando, i termini che sono comparsi nei vari commenti sono i seguenti (con il numero di ripetizioni nei vari commenti):
- Empatia 23
- Ascolto 14
- Competenza 12
- Intuito 11
- Pazienza 7
- Non giudizio 4
- Accoglienza 4
- Disponibilità 3
- Concretezza 3
- Sensibilità 3
- Fiducia 3
- Preparazione 2
- Gentilezza 1
- Serenità 1
- Dolcezza 1
- Semplicità 1
- Autenticità 1
- Conoscenza 1
- Esperienza 1
Empatia
Empatia vince (ammesso che sia una gara) alla grande.
Secondo la Treccani, Empatia è la capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell'altro.
Per Wikipedia l'empatia è la capacità di comprendere stato d'animo, comportamenti ed emozioni altrui, ovvero di "mettersi nei panni dell'altro". In campo medico il concetto è sempre stato ritenuto di carattere esclusivamente psicologico fino a quando un'equipe dell'Università di Parma ha scoperto l'esistenza dei neuroni specchio presenti nel cervello dell'uomo ed altri animali, che funzionano da organo biologico di funzioni empatiche.
Il fatto che "Empatia" compaia così tante volte sembra indicare il bisogno della persona di entrare in risonanza con l'altro, in modo da potergli far capire non-verbalmente cosa prova, quale sia la portata del suo vissuto, quanto l'emozionalità e la forza delle sue vicissitudini interiori abbiano permeato l'intero suo essere, non solo sul piano psico-mentale, ma soprattutto psico-biologico. Dire semplicemente "Ho paura!", "Sono triste!", "Sono arrabbiato!", non equivale al "Sentire che l'altro sente la tua rabbia, la tua paura e/o la tua tristezza!"
Una delle frasi che colpì maggiormente il pubblico ai tempi del film "Avatar" fu «Io ti vedo!», innescando forse in chi l'ascoltò il bisogno inespresso di essere visti intimamente.
Non tutto ciò che la persona ha dentro il suo tutto, trova parole o modi di dire per essere spiegato e, in ultima analisi, compreso. Non si può spiegare il senso di vuoto, il senso di isolamento, il senso di impotenza o impedimento, la percezione di estraneità a se' stessi, il senso di dissonanza cognitiva, il tormento che sta tra l'agire in un modo, ma il voler fare ben altro.
Ascolto
Forse le persone non si sentono ascoltate e questo forse fa sì che la capacità di ascolto sia la seconda voce più citata. Talora mi chiedo però se queste persone abbiano perso l'ascolto di se', demandando questo ad altri, ma non è questo il punto. Il punto è che c'è un credito di ascolto che ha interessi spesso incolmabili. Purtroppo il credito di ascolto si accumula e non è come il piacere che, invece, non si accumula.
Cose non ascoltate negli anni fanno da basamento a tutte quelle che son venute dopo. Come una cipolla, strati su strati di mancata udienza, vanno a coprire un nocciolo difficile da raggiungere ed ormai così remoto che anche potendo raggiungerlo, potrebbe non essere più compreso da chi avrebbe potuto ascoltarlo (e capirlo) a suo tempo.
E non è solo il semplice ascoltare le parole, ma il carico emotivo che da' corpo e forza a quelle parole.
Competenza
Sulla questione della competenza il discorso offre diversi angoli bui. Secondo Treccani si tratta dell’essere competente; avere idoneità e autorità di trattare, giudicare, risolvere determinate questioni. Ma per quanto riguarda il supporto alla persona in quanto singolarità e unicità la competenza richiederebbe il possedere l'autorevolezza di prendere il posto della persona nell'affrontare e valutare cosa sia giusto o ideale da fare, ma questo non si può fare. Al massimo posso avere dell'esperienza nell'approccio alla persona, nell'indicarle delle strade che si sono mostrate spesso utili in altri casi, ma certo non posso avere l'autorità di definire cosa sia giusto o sbagliato per lei.
La competenza del counselor credo sia riferita proprio al dominare se' stesso dal tentare di consigliare, sconsigliare, promuovere o disincentivare una o altra scelta. La competenza del counselor non credo possa essere indirizzata al sua assistito, ma alla propria persona, sapendo quando fermarsi, quando riavvolgere il nastro, quando ammettere i propri limiti di intervento e supporto e quando indirizzare la persona verso altre figure con ambiti di intervento ben definiti e più utili al momento.
Intuito
Viene dal latino e indica l’atto di guardare o di vedere dentro. Indica piuttosto la conoscenza rapida e chiara, e più spesso la capacità di avvertire, comprendere e valutare con immediatezza un fatto, una situazione.
Credo che sia una qualità innata della persona, ovvero la sua capacità di leggere e capire empaticamente ciò che la persona non ha ancora detto e forse non dirà mai, ma che proprio attraverso l'intuito il counselor può portare agli occhi ed all'udito della persona stessa.
Capire al volo e con poche informazioni grezze, la condizione della persona, il suo stato d'animo, i cancelli oltre i quali non vuole andare, i fantasmi che la impauriscono, credo rappresenti una enorme possibilità di estrarre dalla persona il suo grande potenziale di rendere coerente la propria vita.
Counseling Biologico (CB)
Di modelli di counseling ce ne sono a decine, che agiscono su piani differenti ed hanno raggiunto livelli elevati di efficacia. Introduco il Counseling Biologico con l'intenzione di far sì che nell'espletamento della funzione di supporto ed aiuto, il counselor sia guidato dall'osservanza delle 5 Leggi Biologiche in quanto fenomeno descrittivo e, con limitazioni, predittivo.
Il CB conosce le 5LB e le varie sfumature legate alle tipologie tissutali in relazione alla curva bifasica. Sa definire quando sia in atto una urgenza oggettiva rispetto ad una urgenza soggettiva e nel primo caso sa fermamente invitare la persona a rivolgersi alle strutture sanitarie per la gestione di tale urgenza oggettiva.
Sa descrivere alla persona, con termini accessibili e di facile comprensione, le dinamiche corporee e funzionali in relazione al senso biologico del disturbo o della malattia. Sa quindi far comprendere alla persona perché il corpo sta facendo ciò che fa e qual è la finalità. Attraverso l'opera del counselor la persona può collocarsi nell'ambito della propria malattia, collegando i vari punti che descrivono il suo quadro psico-biologico.
Il CB sa come mantenere focalizzata la persona sulle origini conflittuali del suo disturbo, ma sa anche capire quando fermarsi per evitare ben più dannosi risvegli conflittuali.
Il CB, pur avvalendosi di tecniche di vario genere per il risveglio coscienziale, deve essere in grado di accompagnare la persona nel completamento del proprio sviluppo. Il counselor deve far sì che la persona senta che si sta parlando di lei e sia in grado di riconoscersi durante il percorso.
Mi si passi questo esempio grossolano. Il CB offre alla persona la possibilità di aprire la scatola del puzzle della propria vita, in cui la persona viene guidata a riconoscerne i vari pezzi, la loro collocazione spazio-temporale ed il messaggio finale. Questo puzzle non ha i bordi ed è per questo che è difficile ricomporre l'immagine dinamica finale. Il CB aiuta la persona a capire i pezzi che ha a disposizione, l'aiuta a comprendere come sono fatti e come possono incastrarsi armonicamente in base a colori, sensazioni, emozioni ed altro. Man mano che la persona mette insieme i pezzi, l'intervento del CB diventa sempre più marginale e sfumata e così la persona riconosce nell'immagine il senso della propria esistenza e dei segnali dati da questa esistenza, che assume contorni e significati sempre più definiti e armonici.
Conclusioni
Non esiste il counselor per gli altri, senza prima aver fatto da counselor a se' stessi e credo che ogni counselor giunga nella vita di una persona quando essa è pronta ad accogliere quello specifico counselor.
Il counselor si pone a servizio della persona, senza mai avere la presunzione di anteporsi ad essa.
In una ipotetica passeggiata, il counselor si pone al fianco della persona e ascolta cosa la persona vede e sente, entrando non tanto nelle proprie sensazioni rispetto a ciò che la persona sente e vede, quanto in ciò che la persona vede e sente. Non tenta di illustrare il panorama giusto o ideale, ma entra in coerenza con ciò che è il panorama visto dalla persona e offre il suo punto di vista rispetto a ciò, magari indicando quelle cose che la persona non ha visto o non vede o non sente, in modo che la persona possa scorgere lo strumento o gli strumenti che la aiutino a rimettere sintonia e coerenza con il proprio ritmo.
Avere l'umiltà di riconoscere di non sapere (spazio libero), pone il counselor nella condizione di dare tale spazio alla persona, in modo che possa sentirsi finalmente libera e in un luogo sicuro, senza giudizio, senza freni o filtri.
Nel film "Avatar" una frase che mi ha colpito è stata: «È difficile riempire una coppa che è già piena!»
Se il counselor è troppo pieno, avrà ben poco spazio per accogliere l'altro.
In fisica quantistica il vuoto quantico non è il nulla, ma il luogo dove tutto può essere contenuto e dove tutto è coerente e connesso. Il counselor sa mantenere questo vuoto, per dare modo alla persona di connettersi con il suono armonico della vita.