Disturbi Digestivi
Tutte le nostre parole
non sono che briciole
che cadono dalla tavola imbandita della mente.
Kahlil Gibran
Assimilare - Dal latino Ad similis ovvero "rendere simile"
Digerire - Dal latino Digerere = classificare, distribuire; composto da dis gerere, quindi "distribuire gli alimenti".
I Tre Alimenti
L'umano non si nutre unicamente di cibo, ma le sue fonti alimentari sono ben tre:- Aria: il respiro, le energie universali;
- Cibo: alimenti e acqua;
- Impressioni: il vissuto, le esperienze e le acquisizioni del vivere.
Questi tre alimenti vengono incamerati contemporaneamente o separatamente, ma non sono isolabili l'uno dagli altri. Nell'atto della nutrizione, l'introduzione di impressioni particolari, possono cambiare il valore del cibo ingerito e cambiarne digestione e assimilazione.
Il Boccone
Il Dr. Hamer identificò, con il termine "boccone", tutto ciò che costruisce, mantiene e nutre la vita. Non è solo il boccone di cibo, ma anche l'aria che respiriamo, la luce che vediamo (non ho volutamente detto immagini), i suoni che udiamo (non ho detto le voci) e i due gameti necessari alla riproduzione. Nella fattispecie di questo articolo, ci riferiremo al "boccone" alimentare.
Per la vita pura e semplice, senza le sovrastrutture mentali tipiche della specie umana, il boccone alimentare è proprio il cibo. Mangiare o non mangiare, nutrirsi o non nutrirsi; semplice e puro. Un animale si nutre di alimenti veri; si ha fame non magia altro che cibo.
L'uomo no, o non solo.
L'uomo si nutre appunto di cibo, ma ha applicato ad altre cose non alimentari il valore di cibo (denaro, premio, parole, oggetti, ecc.) e quando queste cose non alimentari vengono a mancare o sono velenose, si avviano programmi biologici che agiscono sulle strutture unicamente devolute alla gestione del boccone alimentare. Non solo, ma l'umano è capace di vivere il problema del boccone anche non personalmente, per traslazione può vivere il problema del boccone che insidia persone a lui care.
Ad esempio, si una persona che provvede a sfamare i suoi figli, è affetta da una malattia grave, in cui si prospetta la morte come evento inesorabile, può vivere il problema della mancanza del cibo ai suoi figli dopo la sua morte: «Non posso provvedere più a voi e morirò della vostra fame!»
Il Cibarsi
L'atto del cibarsi è un atto che acquista un valore molto forte nell'individuo. Cibandosi si da soluzione ad un percepito di bisogno viscerale, senza dimenticare che si stimolano molti centri del piacere e il rilascio di molti mediatori neurochimici utili alle funzioni organiche.
Purtroppo questo atto è molto, troppo spesso disturbato da intrusi di vario genere. Vediamoli.
- La Fretta: come si sa, è cattiva consigliera...ed un pessimo digestivo. Condito con la fretta, l'atto di cibarsi viene relegato ad accessorio biologico, poco importante, subordinato ad altre necessità. Si mangia in piedi, camminando, discutendo, in macchina, in pizzo ad un sedile scomodo del bar, giocando e perennemente con gli occhi all'orologio...o meglio all'orologio dello smartphone.
Cibarsi è per molti un fastidio, tanto da essere rimandato o peggio saltato a pie' pari. Mentre si manda giù quel boccone frettoloso, si respira male (respiro ansioso, tra un ingurgitare e l'altro) e si accetta che il cibarsi non sia importante o che meriti ritagli di tempo. - Il Cibo già pronto: non sappiamo anzitutto da dove viene e chi l'ha preparato. Poi non sappiamo esattamente con che cosa è fatto ed è abbastanza consequenziale pensare che si il cibo diventa il nostro corpo, si è fatto di scarti...lascio al lettore il finire la frase.
Ma quello che manca inesorabilmente è l'amore infuso nella sua preparazione. Manipolare il cibo, come il corpo di un amante, curarlo, vederlo mentre cuoce e si insaporisce, significa amarlo, prepararlo affinché diventi parte del nostro corpo. Non fare tutto questo significa unicamente non amare ciò che si mangia, quindi non amare il proprio corpo. Quel cibo già pronto non condivide nulla con chi lo mangia. È solo struttura, senza energia. - La Tecnologia. TV, smartphone, tablet, smartwatch ed altre amenità digitali che usiamo mentre mangiamo, ci distolgono dall'amore per il cibo, dall'assaporare ed odorare appieno ciò che diventerà parte di noi. si gli abbiamo dato distrazione, insensibilità e freddezza, quel cibo ci restituirà le stesse cose.
- Fare i conti: è una questione relazionale, non un esercizio di nobiltà. Tutte le emozioni che non si sono esposte durante la giornata lavorativa, vengono concentrate ed esternate spesso proprio nel momento delicato del cibarsi.
Sgridate, pareggi di conti, chiarimenti minacciosi, liti, rinfacci ed altro vanno giù tra un boccone e l'altro. E come ho avuto l'onore di illustrare in occasione di serate dedicate ad Allergie e Intolleranze, è proprio un litigio shoccante a tavola, che può essere l'inizio del fenomeno allergico.
Il cibo viene condito spesso di rabbia, malessere, vendetta, castigo, rancore, gelosia, odio, polemica e talvolta anche dolore. Quelle pietanze si caricano di energie destruenti, alienanti, che allontanano anziché unire.