Attivazioni Biologiche

Dolore alle braccia

Le braccia sono strutture osteo-muscolo-tendino-neuro-artro-vascolari molto complesse, in cui si identificano il braccio e l'avambraccio.

Il braccio va dall'articolazione gleno-omerale al gomito e in esso si identificano le seguenti strutture che, dall'interno all'esterno sono:

L'articolazione gleno-omerale è parte della spalla ed è composta dalla testa omerale e dalla glenoide scapolare.
L'articolazione del gomito è composta dall'epifisi omerale distale, dal capitello radiale che si articola sull'epicondilo omerale e dall'ulna che si articola con la troclea radiale.


1. Pozione acromiale del muscolo deltoide; 2. Porzione spinosa del muscolo deltoide; 3. muscolo tricipite; 4, Tendine del muscolo tricipite; 5. Olecrano; 6. Porzione clavicolare del muscolo deltoide; 7. Solco deltopettorale; 9. muscolo brachiale anteriore; 10. muscolo brachio-radiale; 11. Muscolo estensore radiale lungo del carpo; 12. Clavicola; 13. Muscolo grande pettorale; 14. Fascio vascolonervoso del braccio; 15. Solco bicipitale laterale; 16. Tendine del muscolo bicipite 17. Espansione aponeurotica del bicipite 18. Arteria ascellare 19. Muscolo grande romboide 20. Muscolo sottoscapolare 21. Muscolo grande dorsale 22. Setto intermuscolare mediale del braccio 23. Epitroclea 24. Arteria omerale e nervo mediano 25. Muscolo pronatore rotondo

Giorgio Beltrammi
Bio-Pedia Humana
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L'avambraccio è la porzione di arto superiore che va dal gomito all'articolazione del polso e, dall'interno all'esterno si compone di:

1. Muscolo bicipite; 2 Espansione aponeurotica del bicipite; 3. muscolo brachioradiale; 4. muscolo grande palmare (flessore radiale del carpo); 5. Arteria radiale; 6. muscolo flessore comune superficiale delle dita; 7. Nervo mediano; 8. Fascia antebrachiale e tendine del muscolo piccolo palmare; 9. Tendine del muscolo adduttore lungo del pollice; 10. Tendine del muscolo estensore corto del pollice; 11. Muscolo abduttore corto del pollice; 12. Aponeurosí palmare; 13. Testa superficiale del muscolo flessore corto del pollice; 14. Tendine del muscolo flessore lungo del pollice; 15. Setto intermuscolare mediale del braccio; 16. Epitroclea; 17. Muscolo pronatore rotondo estremità omerale; 18. muscolo piccolo palmare; 19. Muscolo cubitale anteriore; 20. Artería ulnare; 21. Tendine del muscolo cubitale anteriore; 22. muscolo palmare cutaneo.

Non vanno dimenticati i numerosi tendini che consentono di applicare le forze muscolari sulle dita e consentire la loro flessione ed estensione. Il loro numero è considerevole e mentre per quanto riguarda il versante dei flessori i tendini sono due (flessore superficiale e profondo), per il versante degli estensori, i tendini sono singoli.
Anche le guaine tendinee hanno rilevanza, creando al tendine superfici, lubrificazione e alloggiamenti estremamente importanti per l'azione tendinea di scorrimento.

Il dolore alle braccia può essere determinato da problemi neurologici, come la compressione del nervo ulnare al gomito, che si manifesta con parestesie, formicolii o dolori all'avambraccio.
Può essere determinato da problemi vascolari quando vi sia una ostruzione delle arterie od una loro stenosi (evenienza rara), oppure una stasi venosa da ostruzione delle vene.
Il dolore alle braccia può essere determinato da problematiche ossee (tumori, artriti o artrosi dell'articolazione del gomito) e può essere causato da disturbi della complessa struttura muscolare nei due distretti.

• Secondo le 5 Leggi Biologiche

È anzitutto necessario stabilire cosa crea dolore, se esso sia spontaneo o provocato dal movimento o dalla palpazione. Occorre altresì avere ben chiaro un quadro radiologico che definisca se ci sono lesioni ossee o articolari. È necessario definire il tipo di dolore, se pungente, sordo, urente. Come è necessario definire se ci sono alterazioni della percezione sensoriale o se il dolore è di tipo neurologico.
È poi necessario stabilire se sia contemporanea una limitazione funzionale a carico dei movimenti propri del braccio dolente.

I tessuti e le strutture che compongono le braccia sono per lo più di derivazione mesodermica. Ossa, muscoli, tendini, legamenti e vasi sanguigni sono derivati dal mesoderma recente e vengono coinvolti in conflitti di inadeguatezza/svalutazione. Il periostio e i nervi sono di derivazione ectodermica e sono attivati in modo speciale in caso di conflitti di separazione o impotenza. Le membrane sinoviali sono di derivazione mesodermica antica e risentono di conflittualità locali legate all'attacco.

In relazione a ciò è importante definire la funzione delle braccia che, in linea generale sono quelle di abbracciare, respingere, autoprotezione, consentire alle mani di adempiere alle funzioni richieste dal contesto e dalle volontà dell'individuo. Occorre così definire il senso biologico delle funzioni brachiali per poter comprendere cosa possa aver generato gli eventi speciali che, nella fase di riparazione, generano il dolore.
Il braccio propriamente detto, consente di abdurre le mani, di addurle, di alzarle, di extraruotarle e intraruotarle, quindi il senso biologico è quello di riuscire ad allontanare e avvicinare qualcosa o qualcuno al corpo, di sollevare o abbassare qualcosa o qualcuno, di mostrare o nascondere qualcosa o qualcuno.
Il gomito è una articolazione complessa che consente la flessione dell'avambraccio sul braccio, consente quindi di avvicinare qualcosa o qualcuno, di abbracciarlo o di respingerlo. Consente, quando sollevato, di proteggersi da un attacco. Permette alla mano di extraruotarsi o intraruotarsi nelle opere del proprio lavoro, quindi incarna la possibilità di cambiare specialmente in relazione al lavoro.
L'avambraccio ha funzioni di avvinghiamento, di avvicinamento e custodia e di allontanamento e rifiuto. La sua capacità di intra ed extraruotare permette alla persona di afferrare e donare con la mano.
Quando ci si approccia alla persona con un dolore al braccio è importante pensare alle funzioni biologiche e pratiche dell'arto in oggetto

Dal punto di vista della curva bifasica occorre quindi tenere presente che in caso di dolore periostale (reumatismo) il dolore compare nella fase di conflitto attivo e risponde ad un conflitto di separazione brutale, in cui la persona è stata "strappata" all'abbraccio di un proprio caro, oppure che la persona stessa si senta molto ferita per la colpa di avere allontanato brutalmente una persona incolpevole o a cui è molto affezionata. Il dolore è percepito in profondità, come un dolore gelido che "corre nelle ossa".
Il dolore non periosteo, quindi muscolare, fasciale, articolare, tendineo, compare nella fase di post-conflittolisi, a conflitto risolto. Nella fase A della PCL il dolore è forte, spontaneo, esacerbato dal movimento e dalla palpazione. L'arto può apparire anche un pochino gonfio.
Nella Crisi Epilettoide possono comparire tremori, contrazioni muscolari dolorose, crampi od una momentanea diminuzione del dolore.
Nella fase B della PCL il dolore è ancora presente ma solamente evocato dal movimento o dalla palpazione e tende a diminuire.

Perché il dolore dura a lungo?
In Natura l'animale che abbia patito un conflitto del genere è portato ad un rigoroso riposo, ma l'umano no, non può e continua a richiedere alle sue braccia dolenti di fare ciò che invece non dovrebbero fare. Questo non fa altro che allungare i tempi della guarigione.

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