Efficacia delle cure
È interessante informarsi su quanto la "scienza" farmacologica e medica ha da offrire. Per curiosità ho voluto vedere l'efficacia di uno dei tanti farmaci disponibili per "curare" il cancro (talora ho l'impressione che ci si prenda cura del cancro e non della persona che lo porta in giro) e mi sono basato su studi accreditati e ufficiali, divulgati dall'Agenzia Italiana del FArmaco.
Non dico il nome del farmaco per non causare alterazioni emotive a chi ne fa eventualmente uso. Lo chiamerò semplicemente FARMACO e quelli con cui viene paragonato li chiamerò ALTRO FARMACO.
Dunque, nella scheda tecnica c'è scritto quanto segue (in rosso le citazioni della scheda):
La sicurezza e l’efficacia di FARMACO sono state dimostrate in uno studio multicentrico, randomizzato, in aperto di fase 3...
Cosa vuol dire? Vuol dire che vengono utilizzati per effettuare la valutazione definitiva sull'efficacia del farmaco rispetto alle terapie migliori disponibili. In virtù della loro grandezza e durata, i trial in fase III sono i più costosi, duraturi e difficili per quanto concerne progettazione e decorso, soprattutto nel caso di malattie croniche.
...che includeva 280 pazienti con MCL (Linfoma a Cellule a Mantello) che hanno ricevuto almeno una precedente terapia (il cui esito evidentemente non è stato curativo).
I pazienti sono stati randomizzati 1:1 al fine di ricevere FARMACO per via orale alla dose di XXX mg una volta al giorno per 21 giorni o ALTRO FARMACO per via endovenosa alla dose di XXX mg nei giorni 1, 8, 15 del primo ciclo di trattamento, seguito da una dose di XXX mg nei giorni 1, 8, 15 di ogni ciclo successivo di 21-giorni.
Il trattamento in entrambi i bracci è proseguito fino alla progressione della malattia o alla comparsa di tossicità non accettabile...
detta così sembra quasi implicito che comunque il FARMACO non guarirà la persona e che essa riceverà effetti tossici dal FARMACO.
...L’età mediana era di 68 anni (range:34-88 anni)...
come abbiano vissuto i loro anni non è importante. Forse gli "scienziati" credono che i 280 pazienti abbiano vissuto le stesse cose e la stessa vita.
...il 74% dei pazienti era di sesso maschile e l’87% era Causasica...
dati di assoluta rilevanza, evidentemente! Il riduzionismo più spinto direbbe che se sei maschio hai più probabilità di non rispondere alle terapie, se poi sei caucasico sei fottuto.
...Il tempo mediano dalla diagnosi era di 43 mesi e il numero mediano dei precedenti trattamenti era 2 (range: da 1 a 9 trattamenti), che includeva il 51% con precedente chemioterapia ad alte dosi, il 18% con precedente trattamento con ALTRO FARMACO, il 5% con precedente trattamento con ALTRO FARMACO e il 24% con precedente trapianto di cellule staminali.
Naturalmente il perché queste povere persone abbiano risposto in modo così diverso alle terapie precedenti non stimola la "scienza" a spingersi su altri territori di indagine.
Che cos'è il MIPI?
Mantle Cell Lymphoma International Prognostic Index (MIPI) ovvero Indice Prognostico Internazionale per il linfoma a cellule Mantellari. In base a questo Indice, si fornisce una Prognosi - ovvero il giudizio di previsione sul probabile andamento della malattia. Ci sono quattro fattori che hanno rilevanza prognostica indipendente: età, lo stato di salute (ECOG), LDH e la conta dei leucociti (WBC).
Descrive il livello di funzionamento del paziente nei termini della sua capacità di prendersi cura di se', di effettuare le attività quotidiane, le abilità fisiche, ecc.
- Grado 0: pienamente attivo, in grado di fare ciò che faceva prima della malattia
- Grado 1: con restrizioni alle attività più pesanti, ma in grado di camminare e svolgere attività a basso impegno
- Grado 2: deambulante ed autosufficiente, ma incapace di fare qualsiasi tipo di lavoro
- Grado 3: capace di autonomia incompleta; confinato a letto o su sedia a rotelle per oltre il 50% del tempo
- Grado 4: completamente disabile; non autonomo, confinato a letto o su sedia a rotelle per tutto il tempo
- Grado 5: morto
- 0 punti: età inferiore ai 50 anni, ECOG 0-1, LDH inferiore alle 0.67 volte sopra il limite normale (122-222 U/l), o WBC inferiori a 6.700 cellule/mcl
- 1 punto: età tra 50 e 59, LDH da 0.67-0.99 volte sopra il limite, o WBC tra 6.700 e 9.999 cellule/mcl
- 2 punti: età tra 60 e 69, ECOG 2-4, LDH 1-1.49 volte sopra il limite, o WBC tra 10.000 e 14.000 cellule/mcl
- 3 punti: età di 70 anni o più, LDH 1.5 volte superiore al limite e WBC di 15.000 cellule/mcl o più
- basso rischio (0-3 punti) - mediana di sopravvivenza non ancora raggiunta
- rischio intermedio (4-5 punti) - media di sopravvivenza di 51 mesi
- alto rischio (6-11 punti) - media di sopravvivenza di 29 mesi
La sopravvivenza libera da progressione (PFS) è stata valutata da un IRC (Comitato di Revisione Indipendente) in accordo ai criteri revisionati dell’International Working Group (IWG) per il linfoma non-Hodgkin (NHL).
Conclusioni
Alla fine di tutta questa filippica cosa voglio dire?Che l'efficacia dei farmaci è valutata su tutto tranne che sulla singolarità della persona. Per i valutatori non esiste la persona che ha un suo disagio di salute, ma un disagio di salute che ha colpito una persona. Sembra incredibile, ma la persona sembra una estranea al fenomeno patologico che ne altera lo stato di benessere. Ne deriva che gli occhi dei valutatori si focalizzano sulla malattia e non sul malato. Io personalmente lo considero l'errore più grave!
Ad ogni modo spiego il mio punto di visto prendendo alcuni punti dal capitolo "Efficacia e sicurezza clinica" della scheda tecnica reperibile online.
- I 280 pazienti hanno manifestato la malattia in assenza di una causa nota che fosse riconoscibile in tutti i casi. Le ragioni famigliari, lavorative, sociali, alimentari, emotive non sono di fatto prese in esame, escludendo di fatto una fetta enorme della vita di queste 280 anime.
- Queste 280 persone hanno ricevuto almeno un trattamento precedente - verosimilmente in ottemperanza a protocolli e linee guida che tutto tengono conto tranne che della soggettività delle persone. Gli unici dati soggettivi presi in considerazione sono il peso e la superficie corporea. Il farmaco viene prescritto in dose ponderale.
Si evince che le precedenti terapie non hanno funzionato, ovvero che i dati di laboratorio e forse quelli clinici hanno mostrato che la malattia non solo non è stata fermata, ma che si è ripresentata.
Ora, che agli oncologi non venga il dubbio che forse stanno percorrendo la strada sbagliata e che l'approccio curativo senza la rimozione delle cause sia una metodica almeno illogica, mi sembra strano. - Dalla scheda si deduce che il trattamento è proseguito fino alla progressione della malattia o alla comparsa di tossicità non accettabile. Sembra che, in qualche modo, gli scrutatori sapessero già che il farmaco non è curativo, ossia che non conduce alla guarigione. Sembra, altresì, che sapessero anche che la molecola può causare tossicosi pericolosa. Si tratta, in buona sostanza, di un "gratta e vinci", non diventi ricco e se continui vai sul lastrico.
- "...L’età mediana era di 68 anni (range:34-88 anni)...".
Che importanza ha questo dato? Può aiutare a definire la prognosi. Ma come sono stati spesi quegli anni di vita? Quali vissuti li hanno costellati? Quali esperienze sono state fatte? Tutto questo non ha alcun peso?
Come abbiamo visto l'età depone a sfavore della persona che si ritrova con un MLH sul groppone, ma allora che dire dei pazienti di 34-40 anni? Perché la malattia ha mostrato un andamento sfavorevole?
Ribadisco: non può ridursi tutto a dei fattori numerici, a dei dati che non tengono mai conto del vissuto della persona e della sua unicità.
Ma è mai possibile che la "scienza" medica consideri le persone tutte uguali?
Se fa davvero questo, sarei stupito se i farmaci fossero efficaci!