Cosa vuol dire "Conflitto di Separazione"?
02 maggio 2021
Cosa vuol dire, in soldoni, "Conflitto di separazione"?
A molte persone con problemi epidermici viene detto che hanno patito un conflitto di separazione, ma cosa vuol dire per quella persona? Cosa potrebbe capire da questa affermazione?
Per "separazione" molte persone intendono la separazione tra due coniugi (che di solito precede il divorzio), o tra due amanti. Si separano due strade, due cellule, due amici, due metà, insomma è un concetto non immediatamente inteso per quello a cui, nella realtà biologica, allude.
Più propriamente sarebbe un conflitto di "perdita di contatto" o di "distacco" e in biologia il contatto è il contatto vero e proprio, "a carne" come si suol dire. Ed è impressionante questo modo di dire, perché presuppone che sia la carne a toccare altra carne, ovvero il contatto più intimo, più reale e più coinvolgente.
"Conflitto di separazione" prevede un ragionamento per capire cosa voglia dire; "Conflitto di perdita di contatto" lascia subito intenderne il significato.
Animalizzando: per l'animale la perdita di contatto è veramente la perdita del "tocco", non si sente più toccato dai membri del suo clan, non è più coinvolto nel sistema di protezione, comunicazione e accoglimento che lo fa sentire al sicuro.
Per l'animale il contatto è estremamente, prioritariamente, crucialmente importante nelle primissime fasi della sua vita ed anche in quella adulta lo è. Nell'Universo tutto è in connessione sotto varie forme. Tramite il contatto il cucciolo si rinforza, prende sicurezza, comunica, apprende a divenire autonomo e adulto e i contatti con chi li ha? Con la madre prima, con i fratelli poi, con il padre e, da adulto, con i membri del clan.
Persino un ragno, solitariamente al centro della sua ragnatela, è in contatto con il mondo circostante proprio attraverso la sua ragnatela che si potrebbe definire una estensione neurologica al di fuori del suo corpo. Il pesce nell'acqua è in contatto con gli altri proprio attraverso l'acqua...ma sto divagando.
Nella savana o nella giungla, la perdita di contatto può significare la morte imminente e questa è la sensazione che vive l'animale. Un cucciolo da solo, è il pasto quasi certo di un predatore. Un adulto da solo può divenire quasi certamente il pasto di qualche predatore.
Tutto qui.
Attraverso il contatto si comunica ed è una comunicazione semplice, immediata. Si comunica felicità, paura, allarme, tutte condizioni che nel mondo naturale sono determinanti per avere un giorno di vita in più.
La Biologia è magnifica quando la si integra con la conoscenza delle 5 Leggi Biologiche.
Se si perde il contatto si ha poco tempo per recuperarlo e dato che si ha così poco tempo, occorre che i programmi SBS facciano la loro parte. Sappiamo cosa succede, ma vale la gioia di ricordarlo.
- Fase attiva: la pelle (epidermide) si ulcera leggermente e le terminazioni nervose, coinvolte in questa ulcerazione, si defunzionalizzano e non trasmettono più segnali. La pelle diventa insensibile e squamosa. Perché? Per non rimanere nello shock della perdita di contatto e per concentrare l'attenzione sul ritrovare quel contatto traumaticamente perduto.
Tutti gli altri sensi si acuiscono, siamo in simpaticotonia, le pupille si allargano (per cercare e scorgere il clan o un riparo), l'olfatto si intensifica (per sentire il clan o il predatore). Se necessario e utile iniziano le vocalizzazioni di richiamo, interviene la paralisi degli arti (talora scappare peggiora la situazione) e tutti quegli atteggiamenti improntati a diminuire le probabilità di cadere tra gli artigli di un predatore.
La defunzionalizzazione sensoriale cutanea serve per passare immediatamente all'azione, perché in Natura si risolvono i conflitti agendo. L'inazione non è prevista. - Fase riparativa: una volta che l'animale sia sopravvissuto ed abbia ricontattato i membri del clan, inizia la riparazione. La funzione sensoria cutanea si riprende man mano e la pelle inizia la riparazione. Si arrossa e diventa ipersensibile. Nella fase della Crisi epilettoide ci può essere uno svenimento, un momento in cui l'animale è assente. Poi la pelle man mano si ripristina e torna alla sua sensibilità iniziale, ma più propriamente, diversa.
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Umanizzando: Ciò che ho descritto dianzi vale per l'umano, in quanto mammifero ed appartenente al regno animale. Solo che l'umano non solo ha mantenute valide le caratteristiche del contatto vero e proprio, ma le ha incredibilmente estese ad altri settori del proprio essere. Il contatto non è solo epidermico, ma anche intellettuale, per cui una persona si sente "in contatto" con un'altra persona, anche se tra loro non c'è alcun contatto fisico e qualora quel contatto venga interrotto, le manifestazioni psico-fisiche possono essere le stesse. Ci si mantiene in contatto con lettere di carta (la poesia del contatto a distanza), SMS e messaggini telematici (la sterilità del contatto a distanza), vocali, videochiamate ed altre corbellerie. Ma la sostanza non cambia...anzi è cambiata. Talora e sempre più spesso, si perde il contatto "a carne" per sostituirlo con quello tecnologico. Un disastro psico-neuro-endocrino-immunologico!
Perché dico questo?
Perché le aree sensoriali sono a ridosso delle aree postsensorie, come potete vedere nella immagine sottostante.
Nel caso di ripetuti conflitti di perdita di contatto, queste aree cerebrali possono andare incontro a numerosi rimaneggiamenti e lesioni ripetute, con perdita di sostanza e di funzionalità che possono coinvolgere le funzioni cognitive, della memoria e del riconoscimento. Sono alterazioni che fanno parte di un quadro oltremodo grave e inesorabile, l'Alzheimer.
Dove si perdono questi contatti, a livello cerebrale? Lo potete vedere nella figura sottostante, dove è riportato il famoso Homunculus.
Ma ciò che ha devastato il mondo dei contatti umani - quelli veri - è stato l'aver creato una società la cui finalità, voluta e non voluta, è proprio quella del distacco.
Bimbi nati e dopo tre mesi lasciati all'asilo nido. E dopo il nido, la scuola d'infanzia e poi quella elementare e compagnia bella. L'agonismo, l'antagonismo, le invidie, le illusioni di carriera e ricchezza (unicamente in denaro), la ferocia sociale e altre belle cose umane, hanno portato all'ultimo, epocale sconquasso: il distanziamento sociale per evitare infezioni di non si sa quale altro virus.
Io credo che ci troviamo di fronte ad un cambiamento di genere. Da quello umano ad un altro che non so come possa chiamarsi.
La questione è che, se in Natura l'animale isolato è cibo per un predatore, nel mondo degli umani l'umano è diventato cibo per oltreumani di cui non conosciamo volto e nome.
Forse torneremo a contattarci, ma credo che non saremo più gli umani che crediamo ancora di essere. Saremo migliori? Non lo so.
Lo scopriremo solo vivendo.