L'immobilità emotiva
07 agosto 2021
La perfezione è la volontà di essere imperfetto.
Lao Tzu
Nelle tante occasioni che ho avuto e che ho ogni giorno di parlare con persone che hanno problemi di salute - verso le quali provo gratitudine ed empatia - ho notato che ci sono sentimenti ed emozioni di fondo che ristagnano e si incagliano dentro loro, esponendo quella immobilità che si manifesta proprio con il disagio e la malattia ... la intelligente, fastidiosa ed utile malattia. Nessuno sceglie consciamente di stare male, ben inteso, ma avviene proprio tutto questo.
Paura, rancore, gelosia, fallimento, senso di colpa, rabbia, vergogna, tristezza. Tutti sentimenti ed emozioni immobilizzanti, frutto di crediti non riscossi e di debiti inestinguibili contratti in epoche remote o addirittura precedenti alla nascita della persona che mostra tali emozioni.
La malattia nasce dallo scontro tra l'immobilità del volere/dovere e il dinamismo del crescere/evolvere/fluire, che essendo un flusso è dinamico ed in eterno movimento.
Non ci è concessa l'immobilità in nessuna delle millemila sfaccettature del nostro essere/vivere.
La paura sposta la persona nel futuro - che non esiste - ed è come se la persona sparisse alla propria stessa vista, perdendosi ed avendo quindi paura. La paura crea immobilità, ferma il respiro, blocca i liquidi, aumenta l'azione del simpatico, toglie il riposo, quello vero, e se la prende con il respiro ed i suoi organi/tessuti.
Richiamarsi al presente, al qui ed ora, alla bellezza e serenità del momento presente, estingue la paura ed è una scelta, una azione. Si sceglie di stare nel qui ed ora...è un compito.
Il rancore/rabbia immobilizza nel passato - che non esiste - ferma il flusso dell'amore, contrae i muscoli, ferma il pensiero creativo e la progettazione, blocca i movimenti, blocca l'innata accoglienza, abbassa il tono energetico. Se la prende con il fegato, con lo stomaco, con le vie pancreatiche, con l'intestino. Favorisce i processi infiammatori, le cascate citochiniche e il rilascio di radicali liberi.
Richiamarsi al presente, al qui ed ora, alla bellezza e serenità del momento presente, estingue la rabbia ed è una scelta, una azione. Si sceglie di stare nel qui ed ora...è un compito.
Il senso di colpa, la vergogna e il percepito di fallimento tolgono libertà, imprigionano nel giudizio altrui e proprio. Abbattono l'energia fisica e psichica, rallentano le vibrazioni vitali, fermano la gioia e annullano l'intenzione.
Richiamarsi al proprio diritto ad esistere ed a vivere liberamente, estingue il giudizio e la critica. Il proprio posto nell'Universo è già scritto ed assegnato e non c'è alcuna necessità di conquistarsi quotidianamente il diritto alla felicità. Il solo fatto di esserci, fa stare in equilibrio l'intero creato.
Queste emozioni/sentimenti, miscelati tra loro in varie salse, li ho sentiti in tutte le persone che hanno scelto di parlare con me dei loro guai.
Onorato di questo privilegio, ho tentato e tento ogni volta di condurre la persona a comprendere - ovvero a prendere consapevolezza - della propria immobilità, certo non scelta a tavolino, ma in qualche modo mantenuta e giustificata con artifici mentali che hanno una logica spesso non bio-logica.
Io non so se ci riesco, ma lo spero.