Madagascar
24 luglio 2021
Solo i grandi sapienti ed i grandi ignoranti sono immutabili
Confucio
Come per Kung Fu Panda, che mi ha insegnato molto, anche il film di animazione "Madagascar" può far riflettere, sebbene sia un film orientato alla leggerezza, al divertimento.
Guardandolo per l'ennesima volta, ho capito diverse cose:
- c'è chi si accorge di volere e potere raggiungere e vivere la propria natura a dispetto di tutte le mille mila distrazioni;
- prima o poi, soprattutto in condizioni di bisogno, la vera natura della persona esce allo scoperto;
- può essere più dannosa la propria zona comfort che il darsi all'avventura;
- non siamo animali solitari, per lo più, e il punto di vista altrui può aiutare più di quanto si creda;
- ammettere i propri errori e rinunciare al dominio dell'orgoglio, fa bene a se' stessi;
- credere e perseguire le verità altrui, trascurando le proprie, rende infelici e timorosi.
Il bisogno di Natura
Martin si accorge che, nel festeggiare il suo compleanno, è giunto alla metà della sua esistenza e gli sono rimasti il desiderio e la curiosità di scoprire le sue origini naturali. Ne discute con i suoi amici che condividono la stessa sua sorte e quotidianità, ma trova un muro di incomprensione e luoghi comuni e capisce, rassegnatamente, che non riescono a comprendere l'essenza del suo desiderio di Natura e libertà.
Così mi sento io quando parlo con i miei colleghi di quanto sia inutile la chemio che prepariamo ogni giorno, somministrata a persone ignare sulle ragioni della malattia che li ha coinvolti. Non comprendono l'importanza dell'aspetto psico-percettivo delle persone e continuano a trincerarsi dietro la sterile, immobile domanda «E allora come lo distruggi?» (il cancro).
Non discuto più, non cerco di argomentare, perché ho capito ormai da anni, che non si può svegliare chi sopravvive solo dormendo. Non posso parlare di percezioni emotive e bio-coerenza con chi vede solo numeri, protocolli e credenze. Stessa cosa per la attuale situazione viral-dittatoriale.
La propria Essenza
Alex, dopo giorni di digiuno, lascia uscire la bestia, il predatore che è dentro lui.
La sua vera natura, la sua Essenza, esce allo scoperto e i suoi istinti, la sua fame lo trasformano lasciando cadere il velo di antropizzazione che lo aveva reso amichevole con chi, in realtà, è il suo pasto.
È quando la vita è alle corde che esce la vera natura di una persona. La fame fa uscire la belva da dentro ognuno di noi ed è l'unica verità di quella vita. La forza conservatrice della vita esce allo scoperto. A nulla servono le maschere, gli orpelli morali ed educativi. Sono solo fumo che si dirada sotto il vento dell'altra verità opposta alla vita, la morte.
La Comfort Zone
Alex si trova forzatamente spiaggiato in un posto sconosciuto, senza più alcuna protezione e comodità e sebbene si trovi nella Natura più incontaminata, bella e pacifica, si trova assalito da rabbia e paura. Inizia a cercare subito di tornare da dove è venuto e per lui non c'è altra soluzione che opporsi a quella condizione, con furore e paura.
Tutti ricorriamo alla nostra zona comfort dove ci sentiamo bene e al sicuro. Siamo allietati dalla ripetizione di riti e usanze e il solo pensiero di abbandonarla ci fa sentire perduti, incapaci di procedere. Siamo tutti cultori della nostra area sicura al punto di non vedere o capire che uscire da quella zona ci permette di accedere a tante nuove possibilità e opportunità che potrebbero cambiarci la vita.
È ovvio che uscire da quella zona comfort mostra i suoi lati difficili, le scomodità e per qualche tempo ci si sente spaesati e senza punti di riferimento. Ma è proprio in quelle condizioni che si possono trovare soluzioni e nuove idee.
Le cose cambiano se si cambiano le cose.
Ammettere i propri bisogni
Martin si organizza gioiosamente per vivere nella Natura e nel suo atteggiamento positivo e possibilista riesce a coinvolgere l'ipocondriaco Melman e la leggiadra Gloria.
Alex rimane volutamente in disparte, ancorato alle sue rigidità ed alle sue paure. Ma poi, oppresso dalla solitudine e dalla inutilità del suo atteggiamento, bussa alla porta del gazebo colorato dei tre, accettando il consiglio di Martin e l'amicizia degli altri due.
A volte, molte volte, dovremmo fermarci ad osservare senza giudizio la nostra rigidità ed ammettere che gli altri possono indicarci nuove strade, revisioni di credenze e testardaggini. Potremmo onestamente ammettere che abbiamo paura, che siamo arrabbiati e che abbiamo bisogno di essere ascoltati e compresi, senza sentirci mollaccioni o deboli.
Il bisogno rimane il più forte eccitante naturale disponibile e condividerlo può aiutare non solo noi stessi, ma anche gli altri.
Un detto delle mie parti dice: «Meglio una ottima torta mangiata in tanti, che un pezzo di merda tutto da soli!»
Il piedistallo d'argilla
Alex ricorda e rimpiange i tempi in cui era famoso, bramato e coccolato dai suoi amici e dai sapiens. Ma si rende conto che era una felicità fittizia sorretta da condizioni gestite da altri. Quando si rende conto che la sua natura è un'altra, che la sua verità è quella di essere un leone, acquista una nuova energia, una forza ed una vèrve che non sapeva di avere e che aveva sempre tenuta a bada. Si libera della finta verità e libera finalmente il suo essere.
E quanti di noi continuano a mentirsi, ad accettare come vera e autentica la verità creata e sostenuta da altri? E quanti di noi sentono la spinta interiore, ma che continuano a trattenere con enorme sforzo? Quanti di noi mortificano Jack per dare seguito alle intemperanze di Sua Altezza (vedi articolo "Jack e Sua Altezza")
Conclusioni
Il film oggetto di questo articolo è una lezione per tutti, credo.
Se ci si ferma un pochino a riflettere, non troppo, si scopre che non è difficile scambiare un elicottero nel cielo per una stella, perché è normale non ricordarsi più delle stelle, perché è normale vedere animali in gabbia o al guinzaglio e non ci si accorge che il guinzaglio ce l'abbiamo anche noi, si chiama desiderio che fa comunella con denaro. Non basta ciò che si ha, ci vuole dell'altro.
Noi siamo i "sapiens" in questo mondo, i sapienti, i coscienti, i razionali e da sapienti non ci accorgiamo che scambiamo le luci delle nostre città per lucciole e finiamo per amare quelle luci, dimenticando che per averle sono morte miliardi di lucciole, quelle vere. Abbiamo portato via i loro campi di grano, ma tanto... chi se ne importa.
Andiamo da una parte all'altra del pianeta, ma non conosciamo bene nemmeno il nostro quartiere.
Siamo dei Melman, ipocondriaci e timorosi di ammalarci e morire, senza chiederci se abbiamo mai davvero vissuto liberi e felici. Abbiamo bisogno di stimolanti, eccitanti e nuove stimolazioni altrimenti crediamo di non valere nulla, di non essere competitivi e di non raggiungere la felicità, che misuriamo in denaro e che temiamo sempre di perdere.
Abbiamo paura che si chiudano le porte per la felicità, ma non siamo in grado di aprirne di nuove.
Ma siamo proprio sicuri di essere dei "sapiens"?
Mi chiedo se quel film è nato per divertire i bimbi o per dare una occasione di riflessione agli adulti. Forse tutte due. Ma in ogni caso guardatelo senza fretta e a mente aperta e forse approderete all'isola più bella, quella di Peter Pan.